Una voce contro le guerre

7 aprile 2005 - Mons. Luigi Bettazzi

Tutto il mondo piange la morte di Giovanni Paolo II: lo testimoniano le centinaia di migliaia di persone – di giovani soprattutto – che hanno affollato Piazza San Pietro per vedere la salma, i messaggi pervenuti da tutto il mondo, le folle strabocchevoli che hanno partecipato al funerale. Potrebbe stupire che i giovani si commuovano per la morte di un vecchio, che però ha aperto loro prospettive di ideali, di speranza, di protagonismo.
Penso a quello che Giovanni Paolo II è stato per tutto il mondo, con la testimonianza e l'impegno, prima per la libertà del suo Paese e del mondo da cui proveniva, poi per la solidarietà verso la maggioranza dell'umanità, impoverita ed emarginata dall'egoismo dei popoli più fortunati, poi per la pace.
Penso a come ha fatto progredire il cammino della pace, da Papa Giovanni XXIII che nella Pacem in terris lo indicava come compito fondamentale per la Chiesa, radicandolo nella originaria uguaglianza – di esigenze e di diritti concreti – di tutti gli esseri umani (affermando fra l'altro che, dati i mezzi di distruzione oggi in nostro possesso e date le possibilità di incontri e di accordi internazionali, ritenere la guerra come via alla pace è “alienum a ratione”, che non vuol dire, come è stato pudicamente tradotto, “è quasi impossibile pensare che”, bensì “è fuori della ragione, è roba da matti”!).
Paolo VI nella Populorim progressio collegava la pace con “lo sviluppo dei popoli”, e Giovanni Paolo II nella Sollicitudo rei socialis la identificava nella solidarietà. E ha fatto di tutto, in occasione delle due guerre del Golfo, per scongiurare la guerra, facendo capire che, insieme alla soppressione di tante vite umane, essa rende ancor più difficile e precaria la soluzione dei problemi che si intendono superare. Credo che il grande compito della Chiesa (e del nuovo Papa!) sia quello di far accogliere da ciascun cattolico (e anche da altri) il messaggio evangelico, così fortemente richiamato da Giovanni Paolo II, il quale era giunto a proclamare esplicitamente che la pace può essere ottenuta veramente solo con la nonviolenza attiva!
Come Chiesa poi non possiamo dimenticare l'appello – fin dall'inizio – alla centralità di Gesù Cristo, e anche all'importanza del Concilio, quasi affidando al suo successore il compito di realizzarlo compiutamente, soprattutto per una comunione e una corresponsabilità ecclesiale a tutti i livelli, dai laici con il clero ai Vescovi intorno al Papa.
Qualcuno potrà puntualizzare un suo stile molto…polacco (un sacerdote suo amico scrisse addirittura un libro per suggerire che il Signore l'avesse voluto Papa perché portasse in una Chiesa troppo secolarizzata la fede della sua tradizione territoriale!). Forse questo l'ha portato a guardare con tanto interesse i Movimenti e la loro opera di aggregazione.
È inevitabile – e provvidenziale – che ogni Papa (come ogni Pastore, a qualunque livello) accentui alcuni aspetti dell'infinito Mistero cristiano, che verrà poi integrato dai Pastori successici.
Ringraziamo il Signore d'averci dato questo Papa così forte nella fede e nell'umanità, preghiamo per Lui, ormai al premio eterno delle sue fatiche e delle sue sofferenze; e preghiamo con fiducia per il nuovo Papa che, pur attraverso l'umanità dei Cardinali, il Signore vorrà dare alla sua Chiesa.

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