Internet e il profeta Elia
Il missionario comboniano Ettore Frisotti è stato uno dei più bravi e intelligenti utilizzatori di internet. Nel 1996, quando era ancora in vita, ci scrisse dal Brasile un messaggio e-mail. Noi, cyberattivisti riuniti in assemblea nazionale, immaginavamo un uso alternativo di internet. Padre Ettore, scusandosi via e-mail per non poter essere presente, ci offriva un lungimirante scenario di mediattivismo interpretando il testo biblico. “Il profeta Elia – scriveva nella sua e-mail – stava fuggendo dalle persecuzioni ed era in profonda depressione, nonostante fosse reduce da una grande ‘vittoria’. Pensava di essere solo. L’unico a volere e lottare per un mondo diverso. Fin quando Dio gli si rivelò, attraverso una brezza soave, e gli ricordò che c’erano altri settemila disposti a lottare (cfr. 1Re 19,9-18). Con l’internet succede un po’ questo: si scoprono ‘gli altri settemila’. Un sacco di gente disposta a fare qualcosa, benché minima, per cambiare le cose e aiutarsi. Nonostante la maggior parte pensi che ‘non c’è più nessuno di cui fidarsi’ in Italia e altrove”.
L’esperienza di Chiara
Ho pensato a padre Ettore quando Chiara Castellani è venuta quest’anno a Taranto per la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Chiara, una dottoressa impegnata con grande determinazione per i più poveri in Congo, si è seduta al mio computer. E ha digitato questo messaggio creando la sua prima pagina web: “Abbiamo bisogno di un computer portatile! A Kimbau non abbiamo elettricità. Il gruppo elettrogeno consuma benzina, e la benzina devi farla venire dalla capitale, distante 500 km di strada sterrata e quasi inesistente. Quindi due giorni di fuoristrada o due settimane di camion! Il computer ci serve soprattutto per migliorare la comunicazione telematica: infatti un portatile consuma meno e si può far funzionare collegandosi direttamente alla batteria dell’automobile, senza necessità di ricorrere a un gruppo elettrogeno. Se il computer portatile diventano due o tre è meglio: a Kenge abbiamo una scuola infermieri di livello universitario che ne ha urgente bisogno”.
Aiuti in rete
Nei giorni successivi Chiara ha tenuto varie conferenze in Italia. Alla fine accadeva che qualcuno si presentava con un computer portatile da donare. Ne ha ricevuti in totale sette. Quando l’ho saputo, il mio pensiero è andato a Ettore Frisotti. Il suo spirito sembrava rinascere in quei gesti di donazione.
C’è qualcosa di più da dire. Le comunicazioni da zone sperdute dell’Africa come Kimbau oggi sono possibili tramite le e-mail veicolate dalle onde radio. Se a Kimbau non arrivano i postini e i telefoni, tuttavia arrivano le onde radio. E con esse le e-mail, sfruttando una tecnologia denominata packet radio. Ora una mailing list collega Chiara Castellani ai vari gruppi di appoggio che sostengono i suoi progetti. La mailing list fa capo al sito internet http://www.kimbau.org ossia a un sito che non può essere consultato in Congo (mancano le “autostrade” internet) ma che amplifica l’efficacia della mailing list (che rappresenta il “sentiero” con cui si arriva in Congo, tramite l’e-mail).
In tal modo si è creata una stupenda sinergia fra chi chiede e chi può offrire aiuti, competenze e materiali. Ad esempio c’è chi ha offerto cento letti ospedalieri per Kimbau, dove i pazienti sono ricoverati per terra, nelle corsie. Occorrono i fondi per il container? In rete la voce corre. Caro padre Ettore, la parole che ci scrivesti ora aleggiano qui fra noi.