EDITORIALE

Caro Papa ti scrivo...

Alex Zanotelli

Caro Papa,
mi rivolgo a te semplicemente, come missionario, per porre nelle tue mani le questioni che mi stanno più a cuore. E lo faccio attraverso le pagine di questa rivista, voluta da un grande vescovo, Tonino Bello, che è stato per noi tutti fonte ispiratrice. So che non è facile iniziare un papato in un momento così grave. Raramente l’umanità ha vissuto momenti drammatici quale è quello attuale.
A metà aprile è stato pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite (per la cui stesura ci son voluti ben 4 anni e a cui hanno collaborato 1300 scienziati) che presenta la gravità della situazione ambientale del pianeta Terra. Non ci sarà futuro per l’umanità. È un momento critico dal punto di vista ambientale, militare, di squilibri Nord-Sud… La ricchezza è difesa da armi (incredibili! sofisticatissime!). Il tuo predecessore, Giovanni Paolo II, nell’enciclica Sollecitudo rei socialis (per me il più bel documento del suo pontificato) ha ammesso che questo sistema ci condurrà lentamente alla morte.
Rivolgo a te la mia preghiera, perché a te Gesù ha dato l’incarico di andare al largo, di gettare le reti per la pesca. In questo contesto di morte dobbiamo proclamare il Dio della Vita. Questo è il cuore del Vangelo che ci è posto fra le mani. Quello che io umilmente vorrei chiedere alla Chiesa è proprio il coraggio di schierarsi e di opporsi a questo sistema. Non è più tempo di esitare. Dobbiamo avere il coraggio di dire con chiarezza da quale parte stiamo: dalla parte di questo sistema che ammazza per fame e per guerra? È importante esprimere un nostro giudizio. È tempo di scelte.
Oggi è tempo di rinnovare la nostra fede. È tempo di riprendere in mano il suggerimento che Bonhoeffer, sotto il nazismo, ha dato ai suoi contemporanei: “Non è più sufficiente dire io credo in Dio Padre onnipotente”. Certo, questo è il nostro credo e la nostra ortodossia. Ma se poi, fuori delle nostre Chiese, sosteniamo in qualche modo, con la nostra vita, questo sistema – proprio come allora molti appoggiavano il nazismo – converremo che “non è più il Dio della vita, il Dio di Gesù che confessiamo”. Questa conversione del cuore e della vita, questa nuova coscienza, è fondamentale oggi. E anche come Chiesa dobbiamo dire la nostra… Dobbiamo confessare e professare la nostra fede in Gesù, e in quel Dio che Gesù ci ha rivelato essere il Dio della Vita.
Non è soltanto una questione etica. Hanno ragione le Chiese riformate nel ricordarci che è una questione teologica, che è in ballo la nostra stessa fede. È un processo di conversione. E sarebbe bello che tutte le Chiese fossero insieme, unite, e celebrassero la Vita in un grande nuovo Concilio ecumenico per rivedere il nostro modo di rapportarci davanti a questo sistema. Non è più sufficiente proclamare soltanto la fede…
Quello che noi chiediamo a te è di aiutarci a tradurre la fede in prassi, in prassi evangelica. Dobbiamo ritornare a essere comunità alternative, proprio come fecero le prime comunità cristiane, che si posero in atteggiamento alternativo all’impero romano. Dovrai aiutarci a capire come trasformare le nostre Chiese in luoghi alternativi al sistema, dove si possa vivere una prassi evangelica. E io direi soprattutto una prassi evangelica in chiave di pace – e in questo chiedo sostegno, umilmente!
Già Giovanni XXIII, nella sua grande enciclica profetica, la Pacem in terris, aveva detto “nell’era nucleare la guerra è una follia”. Che davvero questo diventi magistero ecclesiale. Non c’è più nessuna guerra giusta. Come diceva Tonino Bello: “Dopo il lampo di Hiroshima è finita! Basta con le guerre!”. Che possiamo assumere questa come scelta di fondo ecclesiale. Che si obietti a tutte le guerre, si ritirino i cappellani militari. Questo vorrebbe dire tradurre concretamente la nostra fede in prassi, in concretezza e l’esperienza delle prime comunità cristiane, nei primi tre secoli, ci può essere di guida.
Dovrai aiutarci a condurre passi nuovi verso uno stile di vita più semplice; dovrai educarci a un rispetto profondo di questa unica terra/pianeta che abbiamo. È in ballo tutto ormai… È questione di vita o di morte.
Penso che, in questo nuovo millennio decisivo per il futuro dell’umanità, l’augurio più bello che posso rivolgerti è di avere il coraggio di rischiare per fede e per amore, proprio come fece Pietro dopo che Gesù, in quella notte di scarsa pesca, gli disse “Va’ al largo, getta le reti!”. E lui si fidò e andò al largo. Rischiò la sua vita.
Che vinca la Vita in questo mondo di morte.

Shalom,
Alex Zanotelli

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