Il profumo delle multinazionali
Usiamo un profumo al muschio bianco? Ci attrae il docciaschiuma al muschio selvatico? Vogliamo una fragranza agrumata per deodorare l’ambiente o l’auto? Facciamo attenzione: potrebbero essere prodotte in laboratorio e avere effetti sulla nostra salute. Le fragranze muschiate sintetiche sono state definite potenzialmente pericolose da Greenpeace. Per produrre grandi quantità di queste fragranze in molti casi si fa ricorso alla chimica e si sostituisce il muschio naturale con il “muschio sintetico” (nitromuschi e muschi policiclici). Greenpeace ha posto sotto accusa anche gli ftalati, solventi con effetti cancerogeni, mutageni e tossici. Diverse sostanze altamente pericolose sono state messe fuori legge in Europa ma non in Italia, dove la direttiva europea della Commissione del 21 settembre 2004 (la 2004/93/CE) ancora non è stata recepita nel momento in cui scriviamo. E così in Italia sono impiegate nei prodotti cosmetici quelle sostanze cancerogene, mutagene o tossiche che sono invece vietate in altre nazioni europee.
Dei profumi pericolosi Greenpeace ha fornito una lista (http://www.greenpeace.it/inquinamento).
“I muschi sintetici – denuncia Greenpeace – si concentrano nei tessuti degli organismi viventi: alcuni possono interferire con il sistema di comunicazione ormonale di pesci, anfibi e mammiferi e amplificare l’effetto dell’esposizione ad altre sostanze tossiche”.
Poco si sa delle sostanze tossiche miscelate a microdosi che, in combinazione con molte altre sostanze, possono dare sommatorie complessive preoccupanti e provocare effetti estremamente pericolosi.
Fa un certo effetto sapere che una fragranza agrumata come il limonene (C10H15) può essere estratta dai copertoni grattugiati. Oltre al limonene, estratto dalla scorza di arance e limoni, vi è anche infatti il limonene di sintesi. Stefano Petrella, esperto del WWF, ci spiega: “L’industria chimica riutilizza per vari fini i costituenti delle mescole e tra questi, per distillazione, l’isoprene (C5H8), per sintetizzare un olio terpenico, il limonene (C10H15), utilizzato, tra l’altro, come additivo nei detersivi” (http://italy.peacelink.org/ecologia/articles/art_11096.html).
Va detto però che – accanto a notizie documentate – sono state diffuse su Internet anche delle “bufale” (ossia notizie clamorosamente infondate) come quelle del tipo “il sodio laurilsolfato (SLS) è cancerogeno”.
Sono nate così delle “catene di Sant’Antonio” telematiche che il “servizio antibufala” di Paolo Attivissimo provvidenzialmente smaschera e segnala
(http://www.attivissimo.net/antibufala/sls/dentifrici_cancerogeni.htm).
Non è giusto, poi, fare di tutta l’erba un fascio: esistono ottime botteghe che producono fragranze naturali.
Tuttavia ciò che sta avvenendo a livello di massa, sulla spinta di un’incalzante pubblicità, non è un “ritorno ai profumi naturali”, ma un’esplosione incontrollata di essenze sintetizzate in laboratorio.
Che fare dunque? Occorre ridurre questa dilagante moda dell’“iperprofumato”, privilegiando profumi e prodotti a base di fragranze naturali". Inoltre a livello politico è necessario premere perché l’Italia recepisca subito la normativa europea esistente in difesa della salute dei consumatori di cosmetici.
E occorre infine accelerare il varo del REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of CHemicals) che in Europa stabilirebbe il principio del non rilascio di sostanze di cui non si conoscono gli effetti sull’organismo umano e sull’ambiente.
Il REACH sta subendo una forte azione di contrasto da parte della lobby chimica e del governo statunitense.