Verso i prossimi Forum Sociali
Quest’anno il Forum sociale mondiale è ritornato a fine gennaio a Porto Alegre dopo essere stato in India a Mumbai-Bombay nel 2004. In questa edizione, la quinta, la struttura del Forum è stata fortemente innovativa rispetto al passato. Prima il Comitato internazionale, animato dal centro con sede a San Paolo gestito dal Consorzio delle ONG brasiliane, sceglieva i temi da affrontare nelle grandi assemblee della mattina invitando poi gli oratori. Poi a latere le varie associazioni o networks potevano autogestirsi incontri di ogni tipo chiedendo (a pagamento) le sale e gli interpreti (queste iniziative “dal basso” a seconda della loro importanza si chiamavano seminars o workshops). Il sistema stava diventando un po’ accademico e anche difficile da gestire nella sua parte centralizzata. La novità è stata nell’abolire le assemblee e nel trasformare tutto il forum in aree autogestite, rispetto alle quali gli organizzatori hanno avuto solo la funzione di promuovere una vasta consultazione telematica sui temi da affrontare e di impegnarsi per facilitare le collaborazione tra associazioni della stesso ambito di impegno o di ricerca. Il sistema ha complessivamente funzionato e sarà da ora in poi quello adottato da tutti i forum.
Le conclusioni operative poi sono state lasciate alle convergenze trovate nelle centinaia di incontri sulle Campagne da realizzare o sui problemi da approfondire. Tutto ciò non è andato a scapito della partecipazione. Anzi si è toccato il top delle presenze con circa 70.000 iscritti e altrettanti presenti nel campeggio della gioventù. Centinaia gli incontri, migliaia i giornalisti e i soggetti e soprattutto si è estesa la rappresentanza di Paesi una volta assenti. Ci sono delegati africani e asiatici. Pochi ancora quelli dai Paesi slavi e arabi, assente la Cina. Quest’anno a Porto Alegre non c’era più il clima di entusiasmo di due anni fa quando Lula stava insediandosi alla Presidenza del Brasile (anzi Lula ha avuto parecchie contestazioni mentre la star di tutti è stata Chavez).
Sono venuti a galla, in un Forum indubbiamente più che riuscito, due problemi: il primo è relativo al minore o maggiore ruolo che l’organizzazione dei Forum deve avere nel gestire, coordinare o decidere le priorità nelle Campagne. Questione del tutto politica legata al fatto che il peggiorare della situazione internazionale (rielezione di Bush, Iraq, Palestina ecc…) pone con più urgenza il problema dell’azione e non solo delle analisi e delle denunce. Per un ruolo più di coordinamento e di pura facilitazione sono i brasiliani di San Paolo, per un maggiore intervento e direzione sono alcuni degli intellettuali o padri fondatori (in questa linea c’è anche la delegazione italiana e l’assemblea dei movimenti sociali interna al Forum).
Il secondo problema è relativo all’espandersi dei Forum nel mondo. In Europa la realtà dei Forum è stazionaria e in Italia è in una fase evidente di stasi (il movimento dei movimenti continua nelle sue associazioni di base ma fa ora fatica a organizzarsi e a darsi obiettivi comuni come ha testimoniato anche un’assemblea nazionale tenutasi il 9 aprile a Firenze che ha avuto poca pubblicità). Ma nel mondo è in crescita chi fa riferimento alle tematiche noglobal e organizza incontri e Forum sulla scia di quello mondiale. Come gestire questo processo?
Una prima decisione è stata quella di modificare i ritmi. Il prossimo Forum sociale mondiale si terrà solo nel 2007 in Africa (non si sa ancora bene tra gli Africani quale sarà la loro scelta per la sede). Nel 2006 ci saranno Forum ma relativi ad aree continentali. Quello americano sarà a Caracas nel prossimo gennaio, ce ne sarà pure uno in Africa e uno in Asia (India o Pakistan) Poi ci sono tutti quelli nazionali. È un problema riuscire a tenere insieme una tale realtà sia per motivi materiali (finanziamenti, comunicazioni ecc...) sia perché nuove sensibilità e nuove culture giustamente emergono. Se ne sono accorti i non molti italiani presenti a Bombay nel gennaio dell’anno scorso quando hanno visto nuovi protagonisti finora estranei alla cultura della sinistra euroamericana che finora ha caratterizzato i forum. Per restare nel campo delle sensibilità religiose bisognerà sempre di più rapportarsi con gli Induisti e i Mussulmani. E in Europa con la realtà dell’ortodossia. Nell’aprile del prossimo anno il Forum sociale europeo si terrà ad Atene. È una apertura verso l’Europa dell’Est. Dovremo fare i conti con situazioni che ci colgono impreparati. Saranno un arricchimento se le affronteremo per tempo, senza facili giudizi e con apertura d’animo.