Armi leggere. È un modo di dire
Signor Presidente,
Il Programma di Azione, adottato nel 2001 per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti a livello nazionale, regionale e globale, è il primo documento dell’ONU mirato a identificare i passi che gli Stati devono compiere per affrontare questa questione. Questo incontro è una opportunità per rivedere l’applicazione del Piano di Azione e capire se rappresenta ancora la pietra angolare che dovrebbe essere come una nuova cornice legale a livello internazionale per il controllo di armi leggere e di piccolo calibro. Gli sforzi compiuti dal Gruppo di Lavoro per negoziare uno strumento internazionale che permetta agli Stati di identificare e rintracciare, in maniera tempestiva e affidabile, le armi leggere e di piccolo calibro illegali, sembrano per il momento andare in questa direzione.
Un sistema di questo tipo è un altro passo in avanti verso la promozione effettiva sia dei diritti umani che della legge umanitaria, capace di “esaltare il rispetto della vita e la dignità della persona umana attraverso la promozione della cultura della pace”, come sottolineato dal Programma di Azione stesso. Grazie in parte al processo avviato dalle Nazioni Unite, si avverte una crescita della coscienza internazionale su questa questione complessa. A partire dal 2001 c’è stato un accumularsi di informazioni, esperienze e migliori procedure in questo campo; cosa ancora migliore, la società civile insieme a diverse ONG hanno anche giocato un ruolo importante al riguardo e continuano tuttora a farlo. Tuttavia, dato il bisogno di un approccio che sia multidimensionale e multidisciplinare, sarà necessaria una più grande cooperazione internazionale al fine di bloccare efficacemente la diffusione e la disponibilità delle suddette armi.
Questi sforzi dovrebbero essere fatti seguendo la linea delle indicazioni contenute nel rapporto del Segretario Generale “In Larger Freedom” (In Maggiore Libertà), che esorta giustamente all’adozione di un concetto più completo di sicurezza collettiva, in grado di fronteggiare le nuove come le vecchie minacce e di affrontare i problemi di sicurezza di tutti gli Stati, poiché le minacce che ci troviamo a combattere sono chiaramente collegate fra di loro. Le minacce per il povero lasceranno indubbiamente vulnerabile anche il ricco.
Non è difficile applicare una valutazione di questo tipo alla questione imminente. Gli sforzi internazionali volti al controllo del traffico illegale delle armi leggere rientra perfettamente nella linea del giudizio del Segretario Generale, secondo cui non ci può essere “nessuno sviluppo senza sicurezza e nessuna sicurezza senza sviluppo”.
Il traffico illegale di armi leggere e di piccolo calibro è una chiara minaccia alla pace, allo sviluppo e alla sicurezza. Ed è per questa ragione che la Santa Sede unisce la propria voce agli appelli per un approccio comune, non solamente nei confronti del traffico illegale di armi di piccolo calibro ma anche di altre attività correlate, quali il terrorismo, il crimine organizzato e il traffico di persone, senza parlare del commercio illegale di droghe o di altri prodotti che portano guadagno.
Inoltre, nel considerare l’offerta illegale di armi, dobbiamo anche prestare attenzione alle dinamiche della domanda di armi. Questa parte della equazione richiede ulteriori ricerche, e necessita uno sforzo concertato e serio da parte della comunità internazionale nella promozione di una cultura della pace fra i membri delle nostre rispettive società.
Un altro aspetto ancora che la Santa Sede considera importante sono i bisogni speciali dei bambini vittime dei conflitti armati, come descritto nel Piano di Azione. I bambini devono essere considerati nei programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione (DDR, acronimo in inglese ndr), nelle situazioni post-belliche, nei processi di mantenimento e costruzione della pace, nonché nei programmi di sviluppo, applicati alle comunità di base.
In questo senso la Santa Sede appoggia le osservazioni del Segretario Generale contenute nel suo rapporto di febbraio sulle armi leggere e su quelle di piccolo calibro, dove egli suggerisce che i DDR devono anche dedicarsi ai bisogni degli ex combattenti, incluse donne e bambini, e le comunità ospitanti.
Sarà necessario sviluppare delle strategie a lungo termine, che abbiano come scopo quello di fermare il flagello della proliferazione illegale delle armi leggere e di piccolo calibro, al fine di promuovere la pace e la sicurezza, sia internamente che esternamente. La Santa Sede è convinta che l’investimento nella prevenzione, nel mantenimento e nella costruzione della pace possa salvare milioni di vite.
Infine, la comunità internazionale farebbe bene a considerare seriamente il dibattito sulla creazione di un trattato sul commercio di armi, basato sui migliori principi della legge internazionale concernente i diritti umani e il diritto umanitario. Uno strumento di questo tipo potrebbe contribuire allo sradicamento del commercio illegale di armi, e a sottolineare allo stesso tempo la responsabilità degli Stati di rinforzare il Piano di Azione in discussione oggi.