La nonviolenza in pratica
“Chi pensa di difendere, con la guerra, la libertà, si troverà con un mondo senza nessuna libertà. Chi pensa di difendere, con la guerra, la giustizia, si troverà con un mondo che avrà perduto perfino l’idea e la passione della giustizia”. Sono parole, indimenticabili, di quello scritto fondamentale, di Primo Mazzolari che fin dal titolo si presenta come uno dei grandi manifesti della scelta teorica e pratica della nonviolenza: Tu non uccidere.
Opporsi alla guerra
Un libro che illumina i nostri compiti in questi tempi atroci e desolati. Poiché non basta dire che la guerra è orribile, occorre opporsi ad essa. Ma per opporsi occorre illimpidire i nostri pensieri e le nostre azioni: rendere esse ed essi rigorosi e coerenti al principio – ovvero al fine – cui vanno ordinati: quel
La nonviolenza, o la si sceglie e la si assume nella sua pienezza, o non è nulla.
Non esiste la nonviolenza a metà o sotto condizione. Il libricino di Mazzolari, come anni dopo le due lettere di Lorenzo Milani ai cappellani militari e ai giudici, questo dicono una volta per tutte. E questo dicono, una volta per sempre, le esperienze del movimento delle donne, il lascito più alto e profondo di Simone Weil e di Virginia Woolf, le esperienze di difesa della biosfera e con essa della dignità umana da Chico Mendes a Vandana Shiva, le lotte di liberazione e le esperienze di ricerca della verità da Mohandas Gandhi a Martin Luther King, la corrente calda della tradizione del movimento dei lavoratori, tutte le resistenze all’inumano nelle loro figure più limpide e nitide: da Etty Hillesum a Marianella Garcia, da Primo Levi a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg a Luce Fabbri. Questo dicono tutte le esperienze e le riflessioni educative che contano: da Paulo Freire a Danilo Dolci, da Aldo Capitini a Ivan Illich, a Rachel Corrie.
Nessuna alternativa
Non ci sono altre alternative: o la nonviolenza o l’accettazione di un ordine del mondo e di un modo di gestione dei conflitti che riduce gli esseri umani a fantocci, a pietra, a liquame. Ma se si fa la scelta della nonviolenza (“una testimonianza resa alla verità”, la definisce Mazzolari) si fa la scelta della
“Chi giustifica una guerra, giustifica tutte le guerre”, ha scritto una volta per sempre Primo Mazzolari. Chi giustifica un’uccisione si fa complice di tutte le uccisioni. Chi ammette la violenza mena l’umanità alla catastrofe. Chi alla violenza non si oppone con tutte le sue forze e in ogni circostanza, della violenza si è già fatto servo, dalla violenza è già stato schiantato. Tu non uccidere. Il resto verrà da sé.