La nonviolenza in pratica

Nella scia dei grandi testimoni della pace, anche per Mazzolari le ragioni della nonviolenza hanno profonde radici etiche.
Peppe Sini

Chi pensa di difendere, con la guerra, la libertà, si troverà con un mondo senza nessuna libertà. Chi pensa di difendere, con la guerra, la giustizia, si troverà con un mondo che avrà perduto perfino l’idea e la passione della giustizia”. Sono parole, indimenticabili, di quello scritto fondamentale, di Primo Mazzolari che fin dal titolo si presenta come uno dei grandi manifesti della scelta teorica e pratica della nonviolenza: Tu non uccidere.

Opporsi alla guerra
Un libro che illumina i nostri compiti in questi tempi atroci e desolati. Poiché non basta dire che la guerra è orribile, occorre opporsi ad essa. Ma per opporsi occorre illimpidire i nostri pensieri e le nostre azioni: rendere esse ed essi rigorosi e coerenti al principio – ovvero al fine – cui vanno ordinati: quel

Peppe Sini è direttore del Centro ricerca per la pace di Viterbo e del giornale telematico La nonviolenza è in cammino. L’articolo è tratto da Adesso n. 31, 2004, intitolato “Non basta dire che è orribile”.
rispetto della vita e della dignità di tutti gli esseri umani al di fuori del quale non vi è più umanità, né come genere e intrapresa comune, né come centro di ciascuno di noi. Occorre la scelta della nonviolenza, la scelta teorica e pratica, metodologica e progettuale, interiore e relazionale, esistenziale e politica della nonviolenza.
La nonviolenza, o la si sceglie e la si assume nella sua pienezza, o non è nulla.
Non esiste la nonviolenza a metà o sotto condizione. Il libricino di Mazzolari, come anni dopo le due lettere di Lorenzo Milani ai cappellani militari e ai giudici, questo dicono una volta per tutte. E questo dicono, una volta per sempre, le esperienze del movimento delle donne, il lascito più alto e profondo di Simone Weil e di Virginia Woolf, le esperienze di difesa della biosfera e con essa della dignità umana da Chico Mendes a Vandana Shiva, le lotte di liberazione e le esperienze di ricerca della verità da Mohandas Gandhi a Martin Luther King, la corrente calda della tradizione del movimento dei lavoratori, tutte le resistenze all’inumano nelle loro figure più limpide e nitide: da Etty Hillesum a Marianella Garcia, da Primo Levi a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg a Luce Fabbri. Questo dicono tutte le esperienze e le riflessioni educative che contano: da Paulo Freire a Danilo Dolci, da Aldo Capitini a Ivan Illich, a Rachel Corrie.

Nessuna alternativa
Non ci sono altre alternative: o la nonviolenza o l’accettazione di un ordine del mondo e di un modo di gestione dei conflitti che riduce gli esseri umani a fantocci, a pietra, a liquame. Ma se si fa la scelta della nonviolenza (“una testimonianza resa alla verità”, la definisce Mazzolari) si fa la scelta della

Per approfondire
Per maggiori informazioni, letture, riflessioni… rimandiamo i lettori e le lettrici di Mosaico di pace al sito internet della Fondazione Mazzolari (http://www.fondazionemazzolari.it), nata per “per tenere vivo l'interesse culturale attorno al parroco di Bozzolo, per stimolare studi e ricerche sulle sue opere e sul suo pensiero, per custodirne l'archivio e la biblioteca.
lotta la più nitida e la più intransigente: la scelta della lotta contro la violenza, la menzogna, le ingiustizie tutte. Una scelta che richiede un impegno non lieve. Che ti convoca a un arduo cammino. Ma un cammino felice perché sobrio, felice perché condiviso; e un impegno sereno perché limpido, sereno perché esigente, esatto. Il cammino e l’impegno attraverso cui tu stesso (come particola, come scintilla, come ansia e come cenno, ma altresì in pienezza e infinitudine) quel valore che vorresti si realizzasse; il cammino e l’impegno nel cui tragitto e nelle cui peripezie ci si apre all’incontro, al volto e all’abbraccio dell’altro e dell’altro, dell’umanità intera, nella condivisione della sofferenza, dell’indignazione, ma anche del comune sforzo costruttivo, del reciproco riconoscimento di umanità.
“Chi giustifica una guerra, giustifica tutte le guerre”, ha scritto una volta per sempre Primo Mazzolari. Chi giustifica un’uccisione si fa complice di tutte le uccisioni. Chi ammette la violenza mena l’umanità alla catastrofe. Chi alla violenza non si oppone con tutte le sue forze e in ogni circostanza, della violenza si è già fatto servo, dalla violenza è già stato schiantato. Tu non uccidere. Il resto verrà da sé.

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