EDITORIALE

Tradimento

Alex Zanotelli

Quello che è avvenuto a Gleneagles (Edimburgo – Scozia) è estremamente grave. Anche a distanza di qualche mese, è importante riflettere sul tradimento compiuto.
In primo luogo l’incontro dei G7. Che grande operazione mediatica! E che fallimento! Si parlava di condono del debito a 42 nazioni, poi è stato perdonato a soli 18 Paesi. Se positivo si può considerare il “perdono”, per la prima volta, di un debito estero nei confronti di Banca Mondiale (BM) e Fondo Monetario (FMI) non lo è altrettanto il vincolo imposto agli aggiustamenti strutturali. Proprio in questo risiede la responsabilità delle drammatiche condizioni in cui versano i poveri!
Un secondo tradimento è avvenuto poi nei G8. Anche qui, belle parole ma assolutamente inutili!
Hanno promesso 48 miliardi entro il 2010 per aiutare i poveri. È una grande presa in giro. È come attendere 5 anni prima di riparare i danni dello tsunami. Peraltro, sapendo che questi soldi non arriveranno. Il Congresso statunitense non ha approvato nulla e non mi stupirei se non arrivasse a farlo anche in futuro. L’Italia e la Germania hanno già detto che sono in crisi finanziaria.
Ma quel che è stato ancora più grave è il tradimento dell’Africa. Disattesa ogni aspettativa. Il rapporto Our Common Interest (Nostro interesse comune) della Commissione per l’Africa istituita da Tony Blair costituiva una promessa. La proposta formulata da Tony Blair e Gordon Brown alla vigilia del summit del G8 in Scozia è rimasta inascoltata. Del tutto disattesa. Ignorata. Di fronte all’Africa che vive una situazione così grave, silenzio totale dei grandi della Terra.
In Niger 3 milioni di persone sono minacciati dalla fame. In Zimbawe 1,5 milioni sono stati scacciati dalle baraccopoli delle grandi città, per giunta in pieno inverno. In Congo la situazione esplode. E la crisi del Darfur… Il silenzio di Gleneagles è un tradimento. Anche nei confronti dei fratelli e delle sorelle immigrate che giungono nelle nostre terre. La sopravvivenza di intere famiglie dipende dal lavoro degli immigrati. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Noi non vediamo il vero travaglio di questo continente, sia del Nord Africa che dell’Africa Sudsahariana. Non vediamo le contraddizioni di un’Italia regolata da una legge Bossi-Fini immorale e a mio avviso anche incostituzionale. Un’Italia che ha stipulato un accordo segreto con la Libia di Gheddafi. Sì, proprio con la Libia che non ha mai firmato il Trattato di Ginevra, che non riconosce i rifugiati politici. E noi abbiamo il coraggio di rispedire indietro questa gente per lasciarla rinchiudere in centri di permanenza temporanea, a volte costruiti con soldi italiani.
Forse non dovremmo più attenderci nulla dai G8. Non per i poveri quantomeno!
Il mio invito, invece, è di non perdere le speranze.
È alle porte, ad esempio, (nel momento in cui andiamo in stampa, ndr) il vertice dei “cinque più”, che si svolgerà a New York, in occasione del 60° anniversario dell’ONU, per verificare lo stato degli “otto obiettivi del millennio” (tra cui – ricordiamo – rientra il dimezzare la povertà entro il 2015). È importante, in questa occasione, far sentire la nostra voce. Forte e chiara.
Altrettanto importante è l’incontro annuale della BM e del FMI. È necessario insistere perché il debito dei Paesi impoveriti sia condonato loro in toto e collettivamente. E infine, sin da ora dobbiamo prepararci per dicembre. A Hong Kong si svolgerà il vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Si discuterà di GATS, del Trattato Generale sul Commercio dei Servizi. Acqua, sanità e scuola rischiano di completare la lista degli oltre 160 servizi già elencati nel Trattato. Equivarrebbe a decretare la morte di milioni e milioni di poveri, perché l’acqua i poveri non se la potranno comperare. Avremo morti per sete, oltre che per fame.
Prepariamoci. Continuiamo a chiedere giustizia. A far pressione nei confronti di chi la nega ai poveri della terra. Siamo stanchi di chiedere l’elemosina. Chiediamo semplicemente un po’ di giustizia.

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