CONCILIO

Un frutto maturo del Concilio Vaticano II

Appunti dalla Sessione di Formazione Ecumenica del SAE a Chianciano.
19 settembre 2005 - Gina Abbate

Se aveste fede quanto un granello di senape…”. Era questo il tema della 42° Sessione del Segretariato Attività Ecumeniche, un appuntamento annuale che con fedeltà ha fatto camminare e crescere in questi decenni l’ecumenismo di base in Italia,uno dei frutti più belli del tempo del Concilio Vaticano II.
Della ricchezza di riflessioni e incontri che vengono offerti ogni anno da questo movimento interconfessionale laico per l’ecumenismo e il dialogo, a partire dal dialogo ebraico-cristiano, ci si può rendere conto leggendo gli atti che sono pubblicati dall’ed. Ancora.
La Sessione estiva di Chianciano era articolata quest’anno, seguendo uno schema ormai consolidato, in meditazioni bibliche e relazioni a più voci, in cui si alternavano teologi e teologhe delle diverse confessioni, e in gruppi di lavoro, ciascuno con l’animazione di personalità eterogenee, sempre rispettando il criterio della compresenza di espressioni religiose diverse.
Nei gruppi di lavoro, in particolare, si sono approfonditi insieme i convenuti della sessione e il loro legame con l’attualità, permettendo un vero scambio di riflessioni ed esperienze.
Da qualche anno nel cuore della settimana è inserito uno spazio particolare, chiamato ‘cattedra dei giovani’, dove rappresentanti di organizzazioni giovanili a carattere nazionale di confessioni e religioni diverse (quest’anno la Fuci, la Federazione Giovanile Evangelica Italiana, Giovani Musulmani d’Italia e Unione Giovani Ebrei d’Italia, insieme a un giovane studente ortodosso) presentano la propria lettura della storia e il proprio cammino.
Una reciprocità che può essere esemplare. Anche le liturgie si alternavano giornalmente nella conduzione: dall’Eucarestia cattolica, al Culto di Santa Cena, alla Divina Liturgia Ortodossa, alla Liturgia Ecumenica, occasioni in cui si sperimentava il gusto dell’accoglienza reciproca, un anticipo di uno stile che potrebbe diventare normalità di vita nella ricerca di un incontro più feriale e normale tra confessioni ed espressioni di fedi diverse, in cui possano sentirsi più di casa anche persone che non si riconoscono esplicitamente in qualche chiesa o religione.
Per dare l’idea di quanto il cammino ecumenico e il cammino per la pace proseguano insieme e s’intersechino, voglio riportarvi qualche pensiero centrale del pastore valdese Paolo Ricca che nella meditazione biblica conclusiva sul testo ‘Il Figlio dell’uomo troverà fede sulla terra?’ ( Lc 18,8), faceva riferimento alla fede della vedova che non si rassegna all’ingiustizia, non si arrende, non dà pace al giudice iniquo, e quindi chiede l’impossibile: ci deve essere giustizia.
È figura del modo di essere di fronte al potere di oggi... magari dessimo un po’ di fastidio al giudice iniquo... Fede che ci toglie le corazze, ci rende vulnerabili, nei confronti di Dio ( Etty Hillesum: ti cerco in tutti gli uomini e cerco di disseppellirti dal loro cuore...) e nei confronti del prossimo, e scioglie il granito dentro di noi... Anche oggi c’è molta fede, persino troppa.
Se Gesù venisse oggi, potrebbe trovare molta fede che non vorrebbe trovare: fede granitica in noi stessi, nella nostra civiltà, in cui crediamo, che sposandosi con la guerra santa ci porta alla rovina; fede che non si lascia interpellare, mettersi in discussione,che ha inventato la dottrina del primato civile e morale dell’Occidente... Si vorrebbe renderla aperta, recettiva,più autocritica, un po’ più problematica... Se la Chiesa avesse incluso nel suo Credo la confessione di incredulità…, come sarebbe diversa! In questo tempo in cui sembra che la storia venga scritta dai fondamentalismi di ogni genere, c’è da avere paura delle fedi granitiche, che vogliono conquistare, vincere ad ogni costo. È fede in cui non è chiaro fino a che punto è l’uomo che crede in sé, si assolutizza sotto il manto di Dio, ma in realtà assolutizza se stesso...
Queste fedi rendono gli uomini aggressivi e intolleranti. È la fede che Gesù non vuole, che produce non pace, ma guerra, fede omicida. Ogni fede omicida è anche suicida. Lo scontro mortale non è di civiltà, ma tra fedi granitiche, ciascuna delle quali crede di muoversi per il bene. Gesù sarebbe più spaventato dalla fede che trova...

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