Quando l’alta velocità deturpa l’ambiente
da parte della popolazione locale.
Quando il ministro delle infrastrutture Lunardi fa la voce grossa…vince il partito della mediazione politica, curata dal presidente della Comunità Montana Val Susa e dai sindaci di Torino, dalla presidente della Regione Bresso e da quello della Provincia Saitta.
Di fatto questo ministro della Repubblica non ha voluto mai trattare con la popolazione e dialogare con tutti lì in Val Susa ma ha voluto solo mirare allo scontro.
È andata proprio così mercoledì scorso 5 ottobre quando, dopo anni e anni di protesta dei sindaci e delle popolazioni della Valle di Susa contro l’Alta Velocità (Tav) (ferrovia che dovrebbe collegare la Francia e l’Europa con il Piemonte e l’Italia), il ministro ha imposto dall’oggi al domani, senza tener conto dell’enorme impatto ambientale e dei disastri idrogeologici nonché del pericolo amianto e uranio, che i cantieri e le trivellazioni a Venaus si facessero per i sondaggi preparatori ai veri e propri scavi di tunnel mastodontici: si parla nel progetto anche di 50 chilometri o poco più di galleria.
In tutta fretta Lunardi ha scavalcato tutti inviando tempestivamente le lettere di esproprio ai proprietari dei terreni e annunciando l’arrivo in massa di 900 agenti delle forze dell’ordine per eventuali sgomberi e tumulti sarebbero potuti accadere. Ma dopo un estenuante serata fatta di un “batti e ribatti” infinito e frenetiche trattative tra le istituzioni piemontesi per convincere Roma a rimandare nel tempo il disastroso evento, attorno alle ore 22.00 del 5 ottobre il ministro delle infrastrutture ha fatto sapere di accettare la tregua rinviando i sondaggi ad altra data.
La decisione di non intervenire alle forze dell’ordine già pronte è però venuta dal ministero dell’Interno e Lunardi non ha fatto altro che accettare la decisione del suo collega per non trasformare questo momento in un tragico fatto di ordine pubblico, con probabili cariche della polizia, feriti e manganellati.
Un respiro di sollievo dunque sia per il meraviglioso ambiente valsusino già abbastanza deturpato, sia per le popolazioni della Valsusa che, nonostante tutto, la mattina di giovedì 6 ottobre hanno manifestato pacificamente al presidio di Venaus. E di nuovo uniti sono stati i cittadini assieme ai sindaci e amministratori. Sembra comunque che, grazie alla forte mediazione e determinazione dei politici piemontesi, il ministero delle infrastrutture abbia manifestato l’intenzione di riattivare la commissione tecnica già esistente ma che era stata sospesa, senza un chiaro motivo, dallo stesso ministro Lunardi. In pratica la commissione tecnica dovrà e potrà riprendere le analisi interrotte anche se gran parte dei Comitati NOTAV giudica inutile la sua attività in quanto “uno dei presupposti iniziali – spiega Fabrizio Senis componente di uno di questi Comitati – era che si parlasse anche di altre problematiche, e si metta anche in discussione la Torino-Lione con un confronto tecnico sui flussi di traffico e sui trasporti. La logica vorrebbe che si faccia prima una analisi complessiva e poi si tirassero le conclusioni con, al limite, i sondaggi per conoscere il territorio. Non ha senso andare avanti con dei sondaggi (che sono spacciati per sondaggi finalizzati a conoscere il territorio), spendere un sacco di soldi quando magari questo tracciato o la Torino-Lione verrà magari messa in discussione o accatonato”.
Sostegno alle popolazioni valsusine e ai Comitati NOTAV vengono anche dalle Associazioni per la Difesa del Monte Bianco e Coordinamento Valdostano contro il ritorno dei TIR che, in una nota scritta dicono di essere “impegnati a resistere al tentativo del Ministro Lunardi e della Società autostrade di raddoppiare il Tunnel del Bianco” aggiungendo che “a NOI la Torino/Lione non serve. NON LA FACCIANO IN NOSTRO NOME. Quest'infrastruttura non risolverà i problemi di traffico della Valle d'Aosta. Le alternative ferroviarie esistenti sono, infatti, già sufficienti a spostare le merci dalla gomma alla rotaia. Quello che manca è la volontà politica. La Torino/Lione è una falsa soluzione e in più sarebbe operativa tra non meno di una ventina d'anni. Alle Alpi serve una mobilità sostenibile ora, non l'ennesima violenza sulle sue popolazioni”.
Piena solidarietà alle mamme valsusine anche dall’associazione “madri della Plaza de Mayo”.