Suore contro l’Impero
I segni di nonviolenza si moltiplicano. Lasciano sperare.
Le parole delle suore in prigione negli Stati Uniti.
Ho letto con attenzione, commossa, le lettere che abbiamo ricevuto dalle domenicane che hanno trascorso mesi in prigione per azioni di disobbedienza civile negli Stati Uniti. Paese dove queste suore e altri attivisti per la pace sono considerati soggetti pericolosi e viene loro impedito, dopo aver scontato la pena nelle diverse prigioni federali, di esercitare il proprio diritto di cittadine e cittadini: non possono recarsi all’estero, devono presentarsi periodicamente presso gli uffici delegati alla loro supervisione e subire tutta una serie di limitazioni.
“Nessuna prigione può contenere la verità!”: la diffusione delle lettere giunte dalle suore aiuta a comprendere meglio non solo che la guerra è una grande assurdità, ma che la vita all’interno delle carceri è una lotta continua per sopravvivere a forme sottili di violenza.
Sr Lelia Mattingly, 64 anni, domenicana della congregazione Maryknoll, ha scontato una pena di 6 mesi per aver forzato la recinzione dell’area militare di Fort Benning dove si trova la Scuola delle Americhe, in Georgia. È stata rilasciata il 12 settembre 2005. Accetta la prigione con maturità affettiva, come conseguenza delle sue azioni di disobbedienza civile nelle quali crede
Coalizione A.N.S.W.E.R. - www.internationalanswer.org
Lelia, Kathy, Ardeth, Jackie, Carol sono le nostre suore che hanno trascorso chi 3 anni chi 4 mesi nelle carceri statunitensi a causa delle loro azioni di disobbedienza civile. Le prime due si sono mobilitate contro la Scuola delle Americhe, in Georgia. Sono insieme a una immensa popolazione di prigioniere per cause diverse (la maggior parte povere e immigrate) e insieme ad altri laici che ogni anno instancabilmente e con fede, direi, organizzano a novembre una imponente manifestazione a Fort Benning, l’area militare che ospita la Scuola delle Americhe.
Lil scrive: “Non potevo partecipare alle proteste di preghiera a Fort Benning tutti gli anni a novembre… Mi sono sentita coinvolta in queste proteste perché conoscevo tutte e quattro le donne di Chiesa che hanno sequestrato e ucciso a El Salvador nel 1980…. Due di loro erano mia consorelle…. Tre dei cinque militari salvadoregni accusati dell’assassinio erano stati addestrati alla SOA. Anni prima, quando arrivai in Bolivia per la prima volta, era lo stesso mese nel quale il Generale Hugo Banzer Suarez si rese responsabile di un golpe sanguinoso, prendendo il potere e governando come un vero dittatore fino al 1978. Egli non fu responsabile solo di torture e uccisioni, ma le sue politiche portarono la Bolivia a essere in debito costante per la sua alleanza con gli Stati Uniti nella corsa all’economia neoliberista, che continua a danneggiare seriamente i poveri. Dal mio ritorno dalla Bolivia, nel 1997, ogni anno ho partecipato alle proteste a Fort Benning, e quest’anno sono riuscita a piantare una croce con i nomi di Maura, Ita, Dorothy, Jean nel luogo dove i loro assassini sono stati addestrati. Sono contenta di essermi unita ai tante e alle tante che hanno gridato ‘la verità al potere’ e denunciato i danni che questa ‘scuola’ ha fatto e continua a fare agli altri… L’Osservatorio sulla SOA riesce ogni anno a raccogliere migliaia di persone lì per l’esperienza di solidarietà più pacifica, più forte che io abbia mai vissuto. Al termine mi sento ricaricata per lavorare per la giustizia per tutto l’anno successivo”.
Una suora psicologa domenicana che lavora nella riconciliazione in America Latina, sostiene che le ferite dell’anima e della dignità sono difficili da curare, esse dentro gemono, sussurrano, ma fanno così male che le persone sono profondamente restie a parlarne, le rimuovono, le dimenticano. Si può, però, imparare a conviverci.