Elogio della pirateria
Un invito a costruire la cultura del copyleft e della libera condivisione del sapere.
Oggi milioni di persone condividono gratis la musica su Internet. Sono criminali? Quando la volontà generale entra in contrasto con la legge, allora qualcosa non funziona. O vanno cambiate le leggi o vanno cambiati i cittadini. Ma se non si vuole ribaltare il principio della democrazia allora occorrono nuove idee.
Il libro di Carlo Gubitosa Elogio della pirateria va in questa direzione. Capovolge lo stereotipo del pirata. Diciamo subito che il “pirata” di cui parla l’autore non è quello che entra in una banca dati e ne cancella le informazioni. E neppure quello che copia le opere di altri e le rivende. “Un approccio equilibrato al copyright – spiega Carlo Gubitosa – dovrebbe punire unicamente le copie non autorizzate fatte a fine di lucro”.
Il pirata “eretico”, di cui si parla nel libro, non sottrae nulla (a differenza del ladro) ma viceversa moltiplica. Se vi fosse una bacchetta magica “tecnologica” per moltiplicare pani e pesci si potrebbe parlare di furto? Si potrebbe equiparare una moltiplicazione a una sottrazione?
Il libro è suddiviso in dieci capitoli che toccano i più svariati campi della “pirateria” intesa come socializzazione libertaria.
Si parla del Peace Jukebox, un sito
(http://www.peace-not-war.org/Jukebox)
che diffonde le canzoni contro la guerra.
Il discorso tocca, inoltre, la trasmissione via etere di programmi televisivi tramite “tv di quartiere”, le cosiddette telestreet.
Si parla delle licenze “Creative Commons”, adottate da artisti, scrittori e musicisti che hanno smesso di considerare le loro opere come pure merci da vendere per includerle in una nuova categoria: quella dei “beni comuni” di tipo creativo.
Viene spontaneamente in mente la seconda parte dell’articolo 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
E l’articolo 41 della Costituzione specifica che l’iniziativa privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale”.
Carlo Gubitosa si sofferma sui brevetti e in particolare sui farmaci: “I pirati dei farmaci lottano contro due nemici terribili: un nemico interno, il virus dell’Aids capace di mutare un milione di volte nell’arco delle 24 ore all’interno del corpo umano, e un nemico esterno, le multinazionali del farmaco, capaci di mutare aspetto nascondendo dietro la nobile maschera della ricerca scientifica l’avidità pura, quella di camminare sui cadaveri di altre persone per aumentare gli zeri di un conto in banca”.
E qui il discorso ricorda la lotta di Nelson Mandela, che il 27 novembre 1997 firmò “una legge pirata che sfida i brevetti delle multinazionali”.
Con essa si consentiva la circolazione di farmaci efficaci contro l’Aids, ma meno costosi in quanto non autorizzati dai detentori dei brevetti specifici. “I brevetti non sono dei diritti universali come i diritti umani”, afferma Carlo Gubitosa.
L’autore si sofferma sui murales e i “writer”, sulla smania di brevettare perfino le sementi e di porre un “copyright" sulla materia vivente, sull’etica hacker e sulla Free Software Foundation di Stallman, sulle pratiche di libero scambio dei programmi e sul “copyleft”, ossia il ribaltamento del copyright (left vuol dire “sinistra”, right invece “destra” oltre che “diritto” in inglese).
Nel libro si legge la dichiarazione di un hacker che nel 1986 scrisse: “Siete voi quelli che costruiscono bombe atomiche, che dichiarano guerra ad altri Paesi, siete voi che uccidete, imbrogliate, ci mentite e provate a convincerci che lo fate per il nostro bene, ma alla fine i criminali siamo noi. Sì, io sono un criminale, e il mio crimine è la curiosità”.
Il libro Elogio della pirateria è pubblicato da Altreconomia ma Carlo Gubitosa, per coerenza, consente di scaricarlo gratis da Internet.