AMBIENTE

No TAV

Gli indiani in valle. Un film-documentario sulla vicenda Tav in Val di Susa.
Mentre la lotta prosegue. Corale. Partecipata. Nonviolenta.
Intervista di Davide Pelanda

Il movimento contro la Tav/Tac, cioè contro l’Alta Velocità in Valle di Susa diventa un film, “NO TAV – Gli indiani in Valle”. A realizzarne la sceneggiatura e la regia, girato tutto in digitale, è stata chiamata Adonella Morena, già nota per i suoi documentari sociali.

Adonella Morena, perché questo ennesimo film di “militanza”?
Sono stata contattata dagli interessi congiunti da CinemAmbiente e dalla Comunità Montana ValSusa guidata da Antonio Ferrentino e da altri soggetti interessati come Chiara Sasso che ha scritto già dei libri in merito alla Tav. L’idea è di fare un film che andasse al di là dell’autoreferenzialità che purtroppo in questa situazione c’è: si vuole uscire dal locale e farlo andare oltre, per far capire il problema anche in Italia e in Europa. Non si voleva fare un reportage o un semplice servizio che può, diciamo, datarsi subito. Quest’opera deve avere più respiro nello spazio e nel tempo.

Chi ha scritto la sceneggiatura?
Ho scritto tutto io. È un film-documentario. La casa di produzione si chiama Overfilm ed è di un giovane produttore, Cosimo Crocitti, che crede a questa causa. C’è poi un contributo della Comunità Montana, ci sono i Verdi in Consiglio Regionale il cui consigliere Enrico Moriconi se ne è occupato in prima

La regista
Antonella Morena ha realizzato, tra gli altri, i documentari: Donne & Nica (1989), Bambine di Palestina (1990), La terza via possibile (1991), Il colore delle differenze (1992), Now Ledi (1994), Righibé a Torino (1996).
Negli ultimi anni si è occupata prevalentemente di problemi ecologici con: Il cascinotto (1997), l’esperienza di alcuni ragazzi in un canile; La fabbrica degli animali (1999), viaggio nell’esasperazione degli allevamenti intensivi; Anime di città (2000), sguardo disincantato sulle convivenze in città, su ispirazione di S. Benni (secondo premio cortometraggi al Valsusafilmfest); Mobilitebio: quando la terra è in vendita (2000), documentazione della “Seattle italiana”, la grande manifestazione di Genova contro le manipolazioni genetiche; Tute bianche, un esercito di sognatori (2002), storia del gruppo più originale dell’antagonismo italiano (premio documentati Valsusafilmfest).
Nel 2003 in collaborazione con CinemAmbiente ha realizzato “Mi piaceva vivere lassù” ipotesi sullo sconvolgimento che i giochi olimpici 2006 possono provocare.
persona. Ci sono anche i Verdi europei, in particolare Monica Frassoni che, in questi anni, è sempre stata in Valle di Susa a difendere la causa di questa popolazione.

Lei però non vive in Valle di Susa, per cui non sente e non respira i quattordici anni di esperienza della popolazione contro la Tav…
Io vivo a Collegno, ai margini della Valle. È da un anno che sto seguendo l’opposizione all’Alta Velocità in Valle di Susa e me ne sono appassionata. Ne ho avuta solo una sintesi dalla gente del posto. Anche se è un documentario si scordino che io mi avvicini in modo neutrale al problema che tratto: voglio portare avanti la voce di questa opposizione che, tra l’altro, è una voce di minoranza visto che la maggioranza la voce ce l’ha già in abbondanza. Ho chiacchierato con vari personaggi che mi racconteranno un po’ la storia di questa opposizione. Sarà presente la coralità della gente perché questa è la cosa più importante ed eccezionale di questa lotta.
Sto raccogliendo materiale vario sul tema mentre la nostra troupe ha girato immagini con queste strutture che fanno da contrasto con il paesaggio montano, che sono la ferita della montagna.

Qual è lo scopo di questo docu-film?
Lo scopo principale è farne una storia esemplare: da una situazione locale ci si può estendere a una riflessione più ampia sulla democrazia, sul potere che passa sopra le teste della popolazione. C’è poi una riflessione sul concetto di Alta Velocità e su quello di di democrazia partecipata, che merita di essere ripresa.

Verrà tradotto in altre lingue per farlo conoscere in Europa?
Sì, sicuramente.

E si aggancerà all’altro suo documentario fatto sulle Olimpiadi del 2006?
Quel precedente mio lavoro, fatto sempre con i contributi dei Verdi regionali, ha sortito i suoi effetti perché è l’unico critico sulle Olimpiadi. Probabilmente le vicende dei cantieri e dell’ambiente deturpato si intrecceranno.

Questo documentario verrà anche stampato su videocassette e dvd da mettere in vendita nelle edicole?
Credo proprio di sì, penso che la produzione ci tenga e ci tengo pure io. Ma è ancora tutto da capire.

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