ULTIMA TESSERA

Una lotta necessaria

Si prepara un nuovo referendum. Contro una riforma eversiva.
Quella della Costituzione.
L'appello alla coscienza di ogni cittadina e cittadino italiano.
Umberto Allegretti (Costituzionalista)

È fatta. Approvata. Il progetto di riforma costituzionale è legge. Una delle più gravi e pericolose che altera profondamente i caratteri d’uno Stato che voglia restare democratico. Modifica i fondamenti stessi del nostro vivere civile. Riforma pericolosa anche perché appare erroneamente lontana dalla vita dei cittadini e, se non ben spiegata e compresa, può sfuggire all’attenzione più di altre leggi che toccano immediatamente la vita di ciascuno, come avviene per le riforme fiscali o per quelle del welfare o anche per quelle della giustizia. Prepariamoci al referendum, dunque, perché possa essere inibita la sua entrata in vigore.
Nella sua impostazione, i contenuti di questa legge alterano alla radice il carattere democratico dell’Italia.
Il punto cruciale riguarda l’estremo potenziamento del potere e della posizione del Governo, anzi del suo capo, ai danni del Parlamento e di ogni organo di garanzia a cominciare dal Presidente della Repubblica.
Secondo la riforma, tutto il potere di decisione politica - che in un sistema democratico parlamentare è in compartecipazione tra Governo e Parlamento - passa stabilmente e definitivamente nelle mani del Presidente del Consiglio (primo ministro). Questi sarà in pratica eletto direttamente dal popolo. Né il Presidente della Repubblica né la Camera avrebbero più discrezionalità nella scelta del premier, carica di cui verrebbe investito, senza alcun voto parlamentare, il candidato che ha raccolto la maggioranza dei voti alle elezioni.
Il primo ministro nomina e revoca personalmente i ministri e determina la politica generale del Governo; questo cessa di essere un’istituzione realmente collegiale. La Camera può decidere, a maggioranza assoluta, la sfiducia del premier ma con l’effetto di provocare il proprio scioglimento e di andare dunque a nuove elezioni: risultato che può essere evitato solo se la medesima maggioranza elettorale della Camera designa un nuovo primo ministro. Norme del tutto analoghe si applicano nel caso di morte o di dimissioni volontarie del primo ministro. Non solo si avrebbe dunque una Camera dei Deputati totalmente nelle mani del capo del Governo; ma tutto ciò avrebbe, come si diceva, ricadute assolutamente negative sulle garanzie contro gli abusi di potere di chi è in maggioranza. È evidente la diminuzione del ruolo di garante imparziale di un rapporto corretto tra Governo e camere finora tipico del Presidente della Repubblica.
Ma nella riforma approvata ci sono cambiamenti e omissioni che vanno sempre nel senso della mancanza di garanzie contro gli abusi di chi è investito della maggioranza.
Molti aspetti sono costretto a trascurare per mancanza di spazio. Aggiungo solo che sono convinto che l’Italia ha bisogno di un vero Senato delle Regioni con due funzioni: rappresentare uno strumento di tutela delle autonomie territoriali contro le tendenze centralizzatrici dei sistemi moderni ed essere luogo in cui i rappresentanti della periferia, partecipando alla gestione del sistema unitario dello Stato, ripudiano ogni tentazione di rottura dell’unità nazionale o di ripiegamento localistico. L’Italia non è immune da nessuna di queste opposte e coesistenti tentazioni: l’accentramento ha storicamente sempre ripreso terreno dopo ogni tentativo di potenziare le autonomie e l'affermazione egoistica del primato delle regioni ricche, fino alla minaccia di secessione, agita il Nord del Paese.
Il Senato federale della riforma è una Camera destinata nella composizione a essere di natura centralista, data perché frutto di elezioni nazionali, mentre poi sul terreno delle funzioni, su pervicace istanza della Lega, le si darebbero funzioni esorbitanti.
C’è poi un altro punto molto noto sul quale il progetto è pure molto pericoloso. Esso conferisce alle regioni competenze esclusive in materia di assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione e gestione scolastica e polizia amministrativa regionale e locale: la cosiddetta devoluzione su cui la Lega ha sempre insistito fino a minacciare l’uscita dal Governo. Mi pare fondato ritenere che il dare prerogative estese alle Regioni sull’organizzazione di servizi così essenziali rappresenti un pericolo grave per l’unità sostanziale del Paese che mai è messa così in gioco come quando si tratta dei diritti fondamentali alla sanità, all’istruzione e alla sicurezza.
Ce n’è abbastanza (anche senza toccare altri punti) per ritenere questa riforma eversiva. Occorre dunque che il Paese sappia resistere con tutte le forze. Che sappia preparare adeguatamente questo nuovo importante referendum.

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