La gioventù che sconfigge la violenza
Sia con voi la grazia, sia con voi la pace che viene da Dio e dalla S. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Come guida delle comunità che fanno parte del Consiglio Mondiale delle Chiese negli Stati Uniti salutiamo i delegati alla IX Assemblea con gioia e gratitudine per esserci stati negli anni compagni nel Vangelo, sin da quando eravamo riuniti ad Harare. In tutto questo tempo siete rimasti costanti nel vostro amore per noi. Ricordiamo in particolare come ci avete abbracciato partecipando alle nostre sofferenze nei giorni successivi all’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001 e nella situazione provocata dell’uragano Katrina appena pochi mesi fa. Le vostre parole pastorali, i vostri doni e le vostre preghiere ci hanno sostenuto, ricordandoci che non eravamo mai soli, ma eravamo uniti nel Corpo di Cristo ad una comunità che ci incoraggiava e consolava profondamente. Anche ora ci avete accolto in questa assemblea con una ricca ospitalità. Sappiate che di questo vi siamo profondamente grati.
Tuttavia sappiamo anche che siamo cittadini di una nazione che in questi anni ha fatto molto per mettere in pericolo la famiglia umana e far violenza al creato. In seguito all’attacco terroristico voi avete inviato “lettere viventi” che ci esortavano a una più profonda solidarietà con coloro che ogni giorno soffrono a causa della violenza. Ma un solo Paese ha risposto cercando di reclamare per sé un posto privilegiato e sicuro nel mondo, e rovesciando terrore su quelli, fra i nostri vicini globali, veramente vulnerabili. Le nostre autorità sono state sorde alla voce della Chiesa in tutta la nazione e nel mondo, intraprendendo progetti imperiali mirati al dominio e al controllo per i nostri interessi nazionali.
Le nazioni sono state demonizzate e Dio è stato arruolato nei piani della nostra nazione, ai quali non manca nulla per essere definiti idolatri. Lamentiamo con particolare angoscia la guerra in Iraq, avviata nell’inganno e nella violazione delle norme globali sulla giustizia e i diritti umani. Piangiamo tutti coloro che sono morti o sono stati feriti in questa guerra; riconosciamo con vergogna gli abusi compiuti in nostro nome, confessiamo che non siamo riusciti a levare una voce profetica in modo abbastanza forte e persistente da dissuadere le nostre autorità dalla via della guerra preventiva. Signore, abbi pietà.
I fiumi, gli oceani, i laghi, le foreste e le terre umide che ci sostengono, anche l’aria che respiriamo continua ad essere violata, e l’allarme del mondo viene ignorato quando permettiamo che la creazione di Dio volga alla distruzione. Eppure il nostro paese si rifiuta di riconoscere la sua correità e respinge gli accordi multilaterali finalizzati ad invertire queste disastrose tendenze. Noi consumiamo senza reintegrare; ci impadroniamo di risorse limitate come se fossero proprietà privata; i nostri appetiti incontrollati divorano sempre di più i doni della terra.
Confessiamo che non siamo riusciti a levare una voce profetica abbastanza forte e persistente da chiamare la nostra nazione alla responsabilità globale nella creazione, che noi stessi siamo complici in una cultura di consumo che impoverisce la terra.
Cristo, abbi pietà.
La grande maggioranza di popoli della terra vive in condizioni di devastante povertà: la fame, la pandemia di AIDS, le malattie curabili che restano incurate ci accusano, rivelando il volto feroce dell’ingiustizia dell’economia globale, che troppo spesso abbiamo mancato di riconoscere o affrontare. La nostra nazione gode di un’immensa ricchezza, eppure ci attacchiamo a ciò che possediamo invece di condividerlo. Non siamo riusciti a incarnare il patto della vita al quale ci ha chiamati il nostro Dio; l’uragano Katrina ha rivelato al mondo quelli che, nella nostra nazione, sono stati lasciati dietro dalla rottura del nostro contratto sociale. Come nazione ci siamo rifiutati di affrontare il razzismo presente nelle nostre comunità e il razzismo che infetta la nostra politica nel mondo.
Noi confessiamo che non siamo riusciti a levare una voce profetica abbastanza forte e persistente da chiamare la nostra nazione a cercare giuste strutture economiche, in modo che condivisione da parte di tutti significhi carenza per nessuno. Di fronte alla povertà della terra, la nostra ricchezza ci condanna.
Sorelle e fratelli della comunità ecumenica, veniamo da voi in questa Assemblea grati per l’ospitalità che non meritiamo, per essere da voi considerati compagni senza essercelo guadagnato, per un abbraccio di cui non siamo degni. Nella speranza che è promessa in Cristo e grati per le persone di fede presenti anche nel nostro paese, che hanno sostenuto il nostro ardente desiderio di pace, veniamo da voi cercando di esservi compagni nella ricerca dell’unità e della giustizia. Da un luogo sedotto dalle lusinghe dell’impero veniamo da voi in penitenza, desiderosi di grazia, la grazia necessaria a trasformare gli animi, cresciuta debole dalla violenza, dal degrado e dalla povertà che la nostra nazione ha seminato, la grazia necessaria a trasformare gli animi, cresciuta pesante per la colpevolezza, la grazia necessaria per trasformare il mondo. Signore, abbi pietà. Cristo, abbi pietà. Signore, abbi pietà. Amen