C’è speranza
Io fremo per i bambini
che stanno morendo in questo momento.
Che me ne importa delle legittime difese
se mio fratello muore,
se lo “straniero” muore?
Ecco il discorso cristiano che fa tremare
le fondamenta del nostro insediamento nella tradizione.
Questo è il discorso:
o lo facciamo e diventiamo inquieti
– credo santamente – o non lo facciamo
e diventiamo corrotti:
quando io do un’approvazione al mio governo
perché accetti la costruzione di armi,
io do l’approvazione perché faccia morire
di fame e guerra molta gente.
Ernesto Balducci
“C’è speranza se questo accade al Vho!” così scriveva tanti anni fa Mario Lodi della sua esperienza nella piccola scuola del Vho di Piadena. Verrebbe da dire allora “C’è speranza se questo accade a Brescia”. Sì perché Brescia è conosciuta in tutto il mondo come la patria delle armi leggere, in particolare delle pistole… Beretta appunto, come quelle 20.000 ritrovate negli arsenali della guerriglia irachena, come quelle usate dai bambini soldati di tanti Paesi africani e non solo, come quelle usate anche da ogni soldato Usa in Iraq.
C’è speranza perché domenica 12 marzo a Brescia si è tenuto un convegno un po’ particolare… “Armi leggere a scuola di etica” promosso dalla rivista Missione Oggi, da Pax Christi e dalla Diocesi di Brescia. Già il fatto di porre la questione è motivo di speranza. Di interrogarsi su nonviolenza, Chiesa e disarmo a confronto con l’etica. Era presente Mons. Francesco Beschi, vescovo ausiliare di Brescia, che ha ricordato, tra l’altro, le parole di Benedetto XVI per l’ultima giornata della pace: “Non si possono non registrare con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo”. Avrebbe dovuto esserci anche mons. Celestino Migliore osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ma una brutta influenza lo ha bloccato a letto con febbre. Peccato. (Di Mons. Migliore Mosaico di pace ha parlato nel numero di marzo 2006 e settembre 2005). In ogni caso è stato un Convegno interessante con molti interventi qualificati, in particolare quello di don Andrea Bigalli, consigliere nazionale di Pax Christi che ha offerto molti spunti per leggere il riarmo e il disarmo alla luce dell’etica. Sicuramente dal Convegno di Brescia, che segue a breve distanza il convegno promosso a Roma dalla Campagna ‘Banche armate’ lo scorso 14 gennaio (vedi Mosaico di pace di febbraio 2006) viene un grosso richiamo non solo al mondo politico, imprenditoriale e sindacale, ma, soprattutto, al mondo ecclesiale. Perché il valore della vita, spesso proclamato in ogni dove, sia davvero difeso anche là dove gli interessi economici sembrano avere più peso.
Appassionata la conclusione, davanti ai numerosi partecipanti, di don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi. Per tutti l’impegno a non abbassare la guardia, a continuare a documentarsi, a riflettere e denunciare che le armi… non sono una merce qualsiasi, ma strumenti di morte. Spesso sono un tema tabù. C’è speranza, almeno per aver cercato di metterlo in discussione.