Saddam condannato... e noi assolti?

Ci uniamo all’appello del card. Martino contro la condanna alla pena capitale di Saddam Hussein, pur consapevoli della efferatezza dei crimini da lui commessi.
7 novembre 2006 - don Fabio Corazzina e don Renato Sacco
Nuova pagina 1

La condanna a morte di Saddam Hussein sta provocando molti commenti e reazioni. Vogliamo anche noi offrire qualche spunto di riflessione, anche per l’impegno che da anni Pax Christi porta avanti in Iraq con il legame che ci unisce a tante persone che ancora vivono in quella terra e che abbiamo visitato prima, durante e dopo (?) la guerra.

Non possiamo che condividere le affermazioni del presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, card. Renato Raffaele Martino: “la vita è un dono di Dio”. Dio ce l’ha data e Dio solo ce la può togliere... In questi tempi moderni la società ha tanti mezzi per rendere inoffensivo qualcuno che ha commesso qualche crimine e, quindi, non c’è bisogno della pena capitale”. Così come ci chiediamo perché “Saddam Hussein non è stato deferito al Tribunale Penale Internazionale, che non prevede la pena di morte”.

Certamente non possiamo condividere l’esponente della Lega, sen. Calderoli, come anche il presidente Bush, che hanno espresso approvazione per la condanna a morte. Affermazioni ancora più gravi perché arrivano da chi ostenta le proprie radici e appartenenze cristiane.

Ma oltre alla nostra condanna al regime di Saddam e la nostra condanna anche alla pena capitale, oltre alle numerose valutazioni che si rincorrono in queste ore, vorremmo che tutti ci fermassimo a riflettere, guardando la storia dalla parte delle vittime.

Molte persone in Iraq ci facevano questa domanda: “Ma l’unico modo che avete per aiutarci è quello di vendere armi al nostro dittatore oppure di bombardarci voi direttamente, anche con le armi all’uranio e al fosforo? Non c’è un altro modo che non sia uccidere?”.

Quando Saddam Hussein ordinava crimini efferati era alleato dei paesi occidentali, Russia, Stati Uniti e anche Italia. Gli irakeni e non solo loro lo sapevano, forse solo noi ce ne siamo dimenticati, volutamente e colpevolmente. L’Italia ha venduto oltre 9 milioni di mine antipersona a Saddam? Che dire poi dello lo scandalo della BNL di Atlanta, messo frettolosamente a tacere? Oppure, come qualcuno ha scritto, quella frode bancaria non era che elemento, forse secondario, di più vasti disegni politico-militari? E poi ancora la fornitura di unità navali? E il famoso supercannone che era pronto per essere consegnato a Saddam? Allora non era ancora quel ‘mostro, pazzo, sanguinario, pericoloso, il nuovo Hilter'? Ci sembra che gli interessi il calcolo abbiano ancora una volta il sopravvento sulla giustizia, sulla verità, sulla vita, sulla pace.

In un mare di sangue quale è l’Iraq di oggi, l’unica cosa che non serve è versare altro sangue e scatenare altro odio o sete di vendetta. Ogni giorno in Iraq ci sono decine di condanne a  morte (di civili e innocenti) un’altra condanna a morte non è certo un significativo segno di novità e discontinuità rispetto al passato e al presente.

Quanto sangue dovrà ancora essere versato in tante parti del mondo, anche grazie alle nostre armi, per arrivare a scoprire che si stanno compiendo massacri o genocidi?

È necessario allora che tutti, anche quanti giustamente condannano la pena capitale, si impegnino a non vendere armi a chi viola i diritti umani o a paesi in guerra. Per evitare di arrivare un giorno - quando gli interessi economici, politici e militari cambiano - a riconoscere come pericoloso dittatore chi è stato un alleato e amico. Come non ricordare ad. esempio, gli accordi militari con Israele o la tragedia della Cecenia, con crimini efferati anche da parte del governo di Mosca, a cui anche l’Italia ha venduto armi? O la luminosa idea di togliere l’embargo delle armi alla Cina, in nome degli affari e non certo dei diritti umani e della pace.

Il legame e l’affetto che ci unisce a tante persone che vivono in paesi segnati da guerre e dittature, in particolare in Iraq, ci obbliga a non essere ipocriti… Diceva una canzone degli anni passati ‘provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti’.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15