Disarmare EXA
“Ma quando avranno fatto tutto questo, io che vi parlo di Isaia,
dovrò ancora dichiarare la mia scontentezza,
dal momento che l’anelito del profeta si placa
quando le spade si cambieranno in vomeri
e non si accorceranno, semmai, in pugnaletti
e le lance si trasformeranno in falci
e non si ridurranno semplicemente in coltelli a serramanico.
Accontentarsi dell’accorciamento delle armi
significa per me tradire la profezia e avallare i compromessi”.
Don Tonino Bello
EXA – mostra di armi sportive e da caccia; mostra di armi sportive, security e outdoor; passione ed emozioni: così negli anni è cambiato il titolo della mostra bresciana, che era e resta la terza a livello mondiale (insieme allo Shot Show di Orlando e all’IWA di Norimberga) di armi leggere e di piccolo calibro, arrivata alla ventiseiesima edizione.
Si tratta di un’importantissima vetrina della produzione armiera, che anche quest’anno si svolgerà a Brescia a metà aprile, aperta al pubblico oltre che agli operatori di settore, il cui giro d’affari non pare soggetto a crisi: l’Italia è il quarto produttore e il secondo esportatore mondiale di armi leggere e Brescia è la provincia leader di questa produzione (quasi il 90%), soprattutto nel distretto della Val Trompia (Beretta, Tanfoglio, etc.)
E da quest’anno Exa – passione ed emozioni, vedrà la presenza di due importanti novità: l’area shop e l’area D-fence. La prima è “un’apposita area esclusiva nella quale sarà possibile fare acquisti nei giorni di svolgimento dell’evento, nel rispetto, naturalmente, delle normative di legge previste per questo particolare settore” (e ci mancherebbe altro!).
La seconda, recita sempre il sito della mostra, consiste in “una serie di stand, chiusi in una sorta di mini-padiglione, dedicati a tutti gli strumenti e le attrezzature normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine ed in dotazione ai corpi istituzionali italiani ed esteri. Data la particolare natura dei prodotti rappresentati e la loro inusuale specializzazione, l’area non sarà accessibile al pubblico, ma solo agli operatori accreditati all’ingresso. La scelta di istituire questo spazio risponde alle richieste di un settore significativo della realtà economica bresciana e non solo e va nella direzione di soddisfare quella necessità di maggiore sicurezza per i cittadini”.
Ed ecco che EXA, pubblicizzata da sempre come mostra di armi sportive e da caccia, vanto della maestria e dell’imprenditorialità bresciana, inizia ad ammettere ciò che realmente espone – armi da caccia e sportive, ma anche pistole e revolver, articoli antisommossa (dai gas lacrimogeni alle sagome a forma umana), fucili Sniper, etc. – e ciò che veramente è: un occasione per la promozione armiera e la ricerca di nuovi mercati interni ed esteri (EXA 2006 ha visto circa 35.000 visitatori, tra cui 3.500 operatori del settore di 30 Paesi diversi: europei, nordamericani, russi); la pubblicizzazione delle armi al grande pubblico come prodotto utile e importante per la propria sicurezza; la promozione dell’ideologia del Superuomo alla “Rambo” e la logica della “giustizia fai da te”; l’idea che un mondo armato non sia poi così male e che la sicurezza sia legata alla dotazione armiera e repressiva delle polizie (e degli eserciti) dei vari paesi del mondo.
Accanto a Exa da sempre sono fiorite le contestazioni e diverse sono state le lotte, le strategie e le strade percorse, diversificati i piani dell’impegno, gli interlocutori e i settori della società civile che di volta in volta hanno preso posizione.
Continuano anche oggi le proteste e i tentativi almeno per sollevare il problema, ma sempre meno sono le sigle e le persone impegnate e sempre più difficile è parlarne: nei movimenti come nella chiesa, nei sindacati come nei partiti.
Difficile ma necessario.
Per ricordare che le armi leggere sono state definite dall’ONU “armi di distruzione di massa”, che sono quelle usate dai bambini soldato, nelle guerre di bassa intensità e dai cecchini, che vedono una legislazione blanda e facilmente aggirabile. Per ricordare che negli ultimi anni tre milioni di bambini sono stati uccisi dalle tipologie di armi pubblicizzate a EXA e che le stesse sono spesso in dotazione ai militari, marines in testa, e come tali sono vere e proprie armi da guerra. Per riflettere sul bisogno di sicurezza, che è un diritto fondamentale di tutti. Ma è una semplificazione fuorviante pensare che la sicurezza e l’incolumità personale siano garantiti solo dalle armi. Anzi, è proprio nel momento in cui la sicurezza valoriale e quella strutturale dello stato sociale vanno in crisi, che la sicurezza personale pare l’unica su cui ci si può non sentire impotenti, con derive pericolose come la crescente militarizzazione del tessuto sociale e, perché no, diventare un fiorente mercato per i produttori di armi leggere.
Ancora una volta emerge con forza la necessità di costruire un’autentica cultura della pace, e lì si dirige il nostro impegno, che renda i singoli e le collettività capaci di comprendere ciò che accade sotto i propri occhi, in grado di riconoscere i passi compiuti ma di non rinunciare all’utopia, di districarsi nella complessità con lungimiranza, competenza e fantasia. Proponendo cammini percorribili. Evitando facili semplificazioni. Cercando spazi per ripartire da scuole, oratori, realtà aggregative e sedi istituzionali (l’Ente promotore della manifestazione vede tra gli altri il Comune di Brescia).
Disarmare EXA significa porre seriamente il problema della produzione armiera, della riconversione, di una nuova normativa che regolamenti l’intero settore delle “armi comuni da sparo” (la legge 185/75 è relativa solo alla produzione/commercializzazione bellica), della sicurezza basata sulla possibilità di aggregazione, sulla praticabilità e sulla vivibilità delle aree urbane; significa sottrarsi alla logica dell’impotenza o del male minore (se non le costruiamo qui le armi le farebbero comunque da qualche altra parte), non cedere alla tentazione della giustizia “fai da te”, all’idea dell’arma come oggetto banale o semplice accessorio (Exa propone anche piccole pistole in diversi colori così da poterle abbinare alla borsetta!) o all’idea liberista del mercato senza limiti.