Lettera aperta: Il diritto ad essere informati
Prof. ENZO CHELI
Autorità per le garanzie delle comunicazioni
Palazzo Torre Francesco
Napoli Centro Direzionale - Isola B5
80100 NAPOLI
Via delle Muratte, 25
00187 R O M A
Caro Professore,
mi rivolgo a lei come cittadina danneggiata nel suo diritto a ricevere dal sistema radiotelevisivo pubblico un'informazione qualificata e caratterizzata -come sostiene la Corte Costituzionale nella sentenza 112 del 24 marzo 1993 – “dal pluralismo delle fonti, dall'obiettività e imparzialità dei dati forniti, dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell'informazione erogata, dal rispetto della dignità umana”.
Chiunque abbia occasione, anche solo saltuariamente, di vedere le programmazioni televisive si rende conto di quanto esse contraddicano – e da troppo lungo tempo – i principi sopra rappresentati e, in particolare, quanto offendano l'intelligenza degli utenti.
Non è il caso di elencare i documenti molte volte menzionati in questi giorni che convalidano come diritti i principi di una corretta informazione: dall'art.21 della Costituzione italiana, all'art.19 della Dichiarazione dei diritti umani, dalla Convenzione di Roma al Patto di New York, dalle sentenze della Corte costituzionale (con particolare sottolineatura la n.466 del 20 novembre 2002, che si appella anche ai principi europei) alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, alle deliberazioni dell'Ordine dei giornalisti e dei relativi Consigli regionali, le indicazioni sono molteplici e inequivoche.
Mesi or sono decisi di presentare un'obiezione di coscienza al pagamento del canone all'Agenzia delle imposte; in seguito accettai di regolarizzare la posizione per l'incompetenza della struttura fiscale nella gestione della tassa di concessione. In seconda istanza ho inviato richiesta di ripetizione del canone alla direzione RAI/TV che, nell'esimersi dalla responsabilità, si è dichiarata disposta a tener conto delle osservazioni rivolte.
A questo punto chiedo a lei che cosa può fare un cittadino per difendere i suoi diritti. Con l'approvazione della legge Gasparri il Governo detentore delle azioni Rai verrà a nominare il Consiglio di amministrazione e avrà non solo il controllo totale sull'informazione pubblica, ma anche aumenterà con la raccolta pubblicitaria la quota di mercato di Mediaset (che oggi è passata dal 1,9 % al 2,5 %,nonostante il calo dell'audience): è ciò che il prof. Leopoldo Elia definisce il premierato assoluto e comporta per la pubblica opinione la perdita del diritto ad essere informata correttamente.
Anche accettando che il canone riguardi la detenzione di un elettrodomestico che non è necessario usare, siccome non si tratta di uno strumento qualsiasi, ma del mezzo con cui io posso realizzare il mio
diritto a essere informata, chiedo come sia possibile far rispettare nel nostro Paese - anche a partire da una denuncia individuale - i principi elencati nei documenti formali sopra citati.
O forse lei mi suggerisce di attendere gli esiti dell'inchiesta sullo stato dell'informazione in Italia ordinata dall'Europarlamento?
Mi inquieta leggere che Reporters sans frontières ha collocato l'Italia al 53° posto nella scala mondiale del rispetto dell'informazione e vedere le accuse -che debbo riconoscere perfettamente fondate- di incompletezza, di subordinazione a diktat governativi o di autolimitazioni degli operatori, di connivenza con le imprese del presedente del consiglio, di colonizzazione delle coscienze del popolo che dovrebbe essere sovrano. In tempi in cui torniamo a parlare di patria non posso vantarmi del fatto che nella mia Italia l'intelligenza venga ritenuta eversiva.
Finché la RAI è pagata dal canone versato dai cittadini, mi dica che c'è un rimedio per ottenere il rispetto del diritto ad essere informati. Oppure dovrà smettere anche lei di pagare le tasse (reato peraltro condonabile a termini di legge)?
Molto cordialmente,
On. prof. Giancarla Codrignani