Reinventare i luoghi della politica
Per onestà intellettuale penso che sia necessario affermare che la sconfitta che brucia di più non è quella che riguarda una forza politica o una coalizione quanto piuttosto la mancanza di rappresentatività di temi, di proposte, di prospettiva per aree che restano inevitabilmente scoperte, orfane.
Nel programma della Sinistra l’Arcobaleno si riscontravano peculiarità e sensibilità trasformate in concreta progettazione che sarebbero a loro volta diventate proposte di legge, interpellanze, progetti.
Dai beni comuni all’economia alternativa del mercato equo e solidale, dalla riduzione della spesa militare alla riconversione dell’industria bellica, dalle proposte di contrasto alla criminalità organizzata alla lotta a tutte le forme di precariato, dalla presenza militare italiana all’estero alla politica di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti…
Si tratta di questioni che molti tra i rappresentanti di movimenti e di società civile ritengono prioritari persino rispetto a molti temi che trovano spazio nei programmi delle altre coalizioni e che hanno occupato i salotti televisivi di questa bizzarra campagna elettorale.
Inutilmente ci si eserciterà a trovarne traccia o ombra nel programma del Partito Democratico a cui gli elettori hanno chiesto di interpretare il ruolo di opposizione nei confronti del governo Berlusconi.
Ad essere sconfitta pertanto è la rappresentatività di quei temi peculiari nelle istituzioni ma non la loro importanza.
Se solo avessimo la possibilità di spiegare alla gente quanto sia vitale per l’Italia e per il mondo impedire la privatizzazione dell’acqua o prendere tutte le misure necessarie a fronte dei cambiamenti climatici, sono convinto che il consenso non mancherebbe, che l’adesione sarebbe più convinta e determinata.
Realisticamente oggi siamo fuori tempo limite per riflettere sui discorsi che si sarebbero dovuti fare e che non si è riusciti a proporre, sulle modalità che andavano praticate e che non si possono più esperire.
Oggi è piuttosto il tempo di scrutare l’orizzonte sapendo che il mondo della gente sensibile e attenta ai temi di cui dicevamo è molto più ampio dei punti percentuali attribuiti alla Sinistra l’Arcobaleno per Camera e Senato.
Per questo l’unica strada percorribile resta quella di reinventare i luoghi della politica per immaginare altre forme di partecipazione e di proposta creativa alla trasformazione del Paese.
Da oggi anche le forze politiche della sinistra sono chiamate ad reinterpretarsi come movimento, a impastarsi nel mondo degli attori sociali che in mille modi diversi hanno tentato di richiamare in questi anni l’urgenza di un altro mondo possibile.
D’altra parte proprio quello della partecipazione condivisa e diffusa è stato in questi anni un tema cardine per i movimenti.
Questo è il tempo della sperimentazione di una democrazia partecipata realmente praticata su vasta scala.
Si inaugura un grande laboratorio che include movimenti, organizzazioni, ma anche enti locali e rappresentanze di comunità per un percorso condiviso in cui occorre reinventare forme, strade, percorsi.
D’altra parte in molti avevamo condiviso la proposta di un grande cantiere che speravamo più composito e in cui non mancassero anche i rappresentanti delle istituzioni.
La sconfitta elettorale impone una rimodulazione del progetto e una reimpostazione del lavoro ma guai a lasciarsi paralizzare da questa amarezza. “Scarpe rotte eppur bisogna andar…” e in questo momento si ha la sensazione di dover procedere addirittura scalzi. Proviamo a trasformare questa condizione sfavorevole in risorsa e a riprendere la strada perché le urgenze dei più poveri non possono attendere.