Università antimafia
Qualche sera fa sono stato all'università di Torino a parlare agli studenti sul contributo della società civile nella lotta alle mafie. Eravamo insieme con Davide Mattiello, il referente regionale del Piemonte, e Pino Maniaci, coraggioso giornalista di TeleJato che è una televisione comunitaria che denuncia con nomi e cognomi il radicamento e il malaffare della criminalità organizzata nei centri cittadini attorno a Palermo (San Giuseppe Jato, Partinico, Corleone, Cinisi…).
La nostra presenza in università coincideva con le manifestazioni di protesta di studenti e docenti contro la riforma Gelmini che prevede una sostanziale riduzione dei costi con una progressiva privatizzazione della stessa università.
La presenza della Carovana Antimafia dei Diritti non appariva come un'incursione impropria nel corso di quelle proteste, quanto un ulteriore elemento di riflessione. Un'università privatizzata rinuncia nei fatti a promuovere la conoscenza plurale e la partecipazione attiva a tutto vantaggio di un uso esclusivamente utilitaristico della conoscenza, dei saperi, della ricerca e del loro rispettivo impiego.
Tutta la storia dell'antimafia sociale insegna che non solo l'ignoranza ma anche la non consapevolezza dei diritti, la riduzione degli spazi di partecipazione e di cittadinanza attiva favoriscono le mafie, il loro radicamento, la loro crescita, la diffusione in tutte le loro forme.