Berlusconi e il Paese-azienda
Non rivelo una novità se dico che Berlusconi ha una gestione pressoché manageriale della cosa pubblica. All'idea del partito-azienda che non celebra congressi e non elegge né presidente né direttivo, fa seguito anche l'idea di una nazione che può essere governata con lo stile del padrone di una industria.
Si collezionano giudizi sprezzanti nei confronti del Parlamento che viene vissuto come un inutile fastidio che rallenta le decisioni, l'opposizione è un obbligo previsto dalla democrazia ma i cui spazi devono essere ridotti al limite e i ministri del governo devono fare quello che dice il capo.
Nel corso della conferenza stampa sulla riforma della scuola, non solo la povera Gelmini sembrava la valletta di una trasmissione televisiva ma a proposito di come "controllare" le proteste di studenti, docenti e genitori dice testualmente: "Convocherò oggi pomeriggio il ministro dell'Interno Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine, perché – ha concluso Berlusconi – l'ordine deve essere garantito".
E guai a chi si permette anche solo di commentare, aggiungiamo noi.