Cambiare per restare e restare per cambiare
In epoche come la nostra, segnate dal sentimento della paura e accompagnata dall'incertezza, con tracce evidente di decadenza in vari settori della vita umana, politica, sociale… la missione delle coscienze vigili è inevitabilmente quello di ricercare e diffondere i segni della speranza.
Quello delle cooperative dei giovani che hanno scelto di coltivare le terre confiscate alle mafie costituisce sicuramente uno di questi segnali indicatori. Non con le loro parole, con le loro ricerche e con i loro studi, ma con il lavoro quotidiano e con l'impegno concreto essi indicano a tutti la strada del contributo personale che ciascuno è chiamato ad offrire nella costruzione di comunità libere e di un mondo migliore.
Spesso questi giovani del sud sono costretti ad emigrare al nord o all'estero per poter lavorare. Altre volte devono piegarsi al potente di turno, al mafioso variamente inteso, per sperare nell'elargizione di un lavoro. Per questo mi piace rilanciare lo slogan con cui molti di loro animano l'impegno diuturno: "Cambiare per restare e restare per cambiare".
È la risposta che spesso ho sentito dare alla domanda: "Chi ve lo fa fare?".