Una vittoria storica
Faremo a lungo i conti con la vittoria dei democratici negli Stati Uniti, vittoria storica per molte ragioni. In primo luogo per la metodologia elettorale di cui anche in Italia si dovrà tenere conto: comizi a tappeto, lavoro porta a porta, ma anche milioni di telefonate e lavoro a tappeto di blog e e-mail. Soprattutto mobilitazione delle coscienze con il forte richiamo a principi non astratti e nuove, non facili politiche: nella lista delle promesse la riduzione delle emissioni di anidride carbonica anche con la produzione di auto elettriche, il ritiro delle truppe dall’Iraq e il controllo dei servizi segreti per evitare la costruzione di prove come è accaduto in Iraq a beneficio dell’attività diplomatica, l’eliminazione delle armi nucleari dal pianeta e anche la regolarizzazione dei milioni di armi private dei cittadini americani, il raddoppio degli aiuti Usa per dimezzare la povertà estrema, l’aborto, i matrimoni omosessuali....
È questo che ha portato ad una partecipazione eccezionale di votanti e alla maggioranza democratica nei due rami del Parlamento?
O è stato il richiamo implicito del colore della pelle che ha determinato sia la partecipazione dei più svantaggiati che di solito non andavano neppure ad iscriversi alle liste elettorali, sia i veri democratici che in Obama vedevano la svolta storica più forte per farla finita con il razzismo?
Obama è stato un manifesto vivente del suo motto: We can.
Speriamo che ce la possa fare anche nella guida della barca che si accinge a navigare acque tanto tempestose che non gli consentiranno di mantenere tutte le promesse.
E speriamo che l’auspicio possa valere anche in Europa.
Ma una cosa va evidenziata: il colore ha battuto il genere.