Cos'hanno in comune?
Cos'hanno in comune l'esponente della rete Afgana, una ragazza nigeriana vittima della tratta, le rappresentanti della lotta contro la costruzione della base USA a Vicenza, il figlio di una vittima innocente di mafia, il presidente di una cooperativa di cittadini rom che a Reggio Calabria ricicla metalli e cura spazi verdi, un giornalista RAI cui hanno imbrattato l'auto con simboli nazifascisti, una studentessa che promuove le proteste per la salvaguardia della scuola pubblica, il primo firmatario dell'appello a favore della pace in Congo, il presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, una dirigente scolastica che legge una lettera aperta alla Gelmini su Youtube, un veronese che denuncia e fa condannare per istigazione alla discriminazione razziale il proprio sindaco, una persona diversamente abile della rete internazionale FISH e tante e tanti altri…?
Hanno in comune molte cose: sono indignati ma non rassegnati, hanno imparato a organizzarsi e fanno della speranza la propria bandiera, levano forte la propria voce e credono nella promozione dei diritti.
Hanno in comune che si sono incontrati a Roma sabato scorso in un'assemblea pubblica promossa da Tavola della pace, Libera e Strada facendo e che hanno dibattuto sui diritti umani per arrivare a proporre una lista di piccoli passi da fare insieme.
Hanno in comune che nessuno di loro ha visto la propria faccia o il proprio nome nella prima pagina di un notiziario radiotelevisivo (eccezione per il TG3) o di un giornale del giorno dopo.
Per questo il primo appuntamento è per il 10 dicembre in Viale Mazzini presso la sede della RAI a pretendere più spazio dal servizio pubblico.