Diritti da mangiare
Da vivere e non da celebrare questi sessant'anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Non perché non ci sia nulla da celebrare ma semplicemente perché è molto più importante capire quale contributo si può e si deve offrire affinché quei diritti diventino sangue vivo nelle vene della terra. Emanuel Maria Vura, sacerdote ugandese presidente della Commissione giustizia e pace della diocesi di Arua (nel nord ovest del paese a ridosso del confine con la Repubblica democratica del Congo) da anni coordina il "Progetto Uganda" che non solo riesce a sottrarre bambini soldato alle file del temibile Lord Resistance Army ma li avvia al lavoro dei campi per ricavarne arachidi, mais, sorgo, fagioli, sesamo, soia, manioca, riso e ortaggi rilanciando l'agricoltura di quella regione.
Presentando il progetto in un recente passaggio in Italia, padre Emanuel ha spiegato che circa il 75% del raccolto viene consumato dalle famiglie, il 20% viene venduto, mentre il 5% del raccolto viene conservato per la semina successiva. Quando i diritti hanno il profumo e il sapore dei prodotti dei campi e non quello incolore delle parole, costruiscono, riscattano, liberano. In una parola sfamano.