Diritti da difendere
Quando don Lorenzo Milani riprese "I care" il motto dei giovani americani per affidarlo ai ragazzi di Barbiana, coscientemente lo contrappose a quello fascista che diceva "Me ne frego". Era una visione e uno stile molto differente di stare nel mondo, di incuriosirsi, farsi carico, prendersi cura. Era il considerare mai nulla estraneo a se stessi, al proprio sapere, alla propria vita. Riprendere lo stile di quel prete di montagna all'epoca della globalizzazione significa coniugare i verbi della solidarietà: prossimità e politica. Significa farsi vicini a tutte le persone e le situazioni in cui i diritti sono minacciati. Conoscere per agire, mettersi in gioco, compromettersi direbbero in America Latina. Nello stesso tempo diventa vitale contribuire a rimuovere le cause della mancanza di diritti. E questa è politica.
Gli avamposti dei diritti si chiamano casa, lavoro, pane, istruzione, sanità… e sono minacciati quotidianamente dalla sete di denaro e di potere di pochi centri che sono per giunta garantiti dalle regole ingiuste dettate da Organizzazione Mondiale del Commercio, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.
Il fondamentalismo del mercato, peraltro dichiarato fallito dalla crisi di cui tutti parlano, lascia dietro sé una scia interminabile di vittime. Per loro dobbiamo poter ripetere anche noi: I care.