La sorte degli Awa

13 febbraio 2009 - Tonio Dell'Olio

Gli indigeni Awa in Colombia non sono più di 25.000 e pertanto soffrono non soltanto per essere considerati cittadini di serie B (selvaggi) secondo il più classico e tipico dei pregiudizi nei confronti dei nativi, ma anche perché costituiscono un'esigua minoranza della popolazione colombiana. Quasi tutti abitano nel dipartimento di Nariño.
Zabier Hernández, asesor de paz, ha riferito di avere informazioni precise circa l'uccisione di altri 10 indigeni Awa che si aggiungono ai 17 assassinati nei giorni scorsi nella località di Barbacoas. Le autorità sostengono di non riuscire a raggiungere quelle zone perché i terreni sono impervi e per giunta minati. La verità è che nella mentalità comune quella degli indigeni è una vita secondaria che si può spazzare via quando occorre sottoporre le terre da loro occupate ad attività estrattiva, o per esigenze strategiche nella guerra che oppone esercito regolare ai guerriglieri delle FARC, o perché qualche villaggio ha rivendicato anche per i propri abitanti il rispetto dei diritti umani.
Esempio più unico che raro, ho potuto leggere questa notizia sulla prima pagina di El
Espectador, quotidiano colombiano. Forse che 27 morti sono pochi per meritarsi almeno un trafiletto delle pagine esteri del Corriere? E come sarebbe bello che il ministero degli esteri del nostro Paese chiedesse conto al governo colombiano di questi morti invisibili quanto la loro vita.

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