La voce degli Awa
Lo scorso 13 febbraio avevo segnalato l’uccisione di altri dieci indigeni Awa in Colombia di cui nessuna istituzione e pochi organi di informazione si stavano occupando. In questi giorni due agenzie, MISNA e Peacereporter, hanno dato notizia che i ribelli delle FARC hanno rivendicato “l’esecuzione” di otto nativi Awa condannati per collaborazione con l’esercito nazionale che in quell’area sta svolgendo imponenti attività anti-guerriglia. Gli osservatori indipendenti riferiscono che molte popolazioni della zona di Barbacoas, nel dipartimento meridionale di Nariño, stanno abbandonando le proprie abitazioni per andare ad ingrossare le fila dei desplazados. Nel frattempo si segnala che un centinaio di abitanti mancano all’appello e che sarebbero stati prelevati dai guerriglieri.
Questa tribù da tempo ha scelto pubblicamente una linea di totale autonomia tanto dall’esercito che dai guerriglieri. Perché tanto accanimento verso questa povera gente? L’area abitata dalle popolazioni Awa si trova al confine tra Colombia e Ecuador che notoriamente è un passaggio strategico di primo piano per il narcotraffico che non vuole estranei tra i piedi. A rimetterci la vita sono queste popolazioni indigene che sarebbero le sole a poter vantare un diritto su quella terra.
Senza voce, senza casa, senza terra, senza diritti. Dovremo provare noi a gridare al posto loro e chiedere con forza che la comunità internazionale soccorra questi popoli “invisibili”.