L’illusione dei muri

27 febbraio 2009 - Tonio Dell’Olio

Se non l’avessi anche incontrato personalmente, sarei tentato di pensare che Zygmunt Bauman, sociologo polacco, fosse solo una citazione e non una persona in carne e ossa. Articoli, libri e conferenze ne riprendono frequentissimamente passaggi, brani, considerazioni. Quel che è sicuro è che riesce a guardare con lucida profondità nelle dinamiche sociali.
A proposito del fenomeno delle migrazioni ad esempio ha sostenuto che “chiudere la porta non garantisce la sicurezza, e la storia l’ha dimostrato. L’unico modo per accrescere la sicurezza non è costruire muri, ma creare spazi aperti nei quali tutti possano dialogare e sentirsi partecipi dello stesso mondo”.
Una verità semplice che peraltro sono in molti a sperimentare quotidianamente nella frequentazione di tante persone che, spinte dalla necessità, hanno attraversato mari e deserti per cercare vita, lavoro, dignità.
I Centri di Permanenza Temporanea e i Centri di Identificazione ed Espulsione sono l’esatta negazione di quegli “spazi aperti” indicati da Bauman.

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