Come uccidere una comunità
C’è stato un brutale assassinio, anzi un’esecuzione da manuale mafioso, sabato scorso a Bisceglie (BA). Un giovane di 30 anni, già noto alle forze dell’ordine per furti e spaccio di droga, è stato raggiunto da una persona mentre era dal barbiere in pieno centro cittadino (mercato scoperto) affollato come di consueto attorno alle 12.00 del sabato e, dopo aver risposto a una domanda di identificazione, è stato sparato alla tempia a distanza ravvicinata. Bisceglie è la mia città e anche “Coccinella” (questo il soprannome del giovane assassinato) era da me conosciuto.
A Bisceglie non è mai stata registrata l’attività di organizzazioni malavitose nel senso tradizionale del termine e nel senso del controllo del territorio. Da tempo però questa città vive il degrado dell’illegalità diffusa dove se sei amico di qualcuno la fai franca e puoi vantarti di permetterti di fare ciò che vuoi. Il messaggio del killer e della sua organizzazione è chiaro: possiamo uccidere nel centro della città, a volto scoperto e nell’ora di punta. Non temiamo di essere riconosciuti e acciuffati. Noi possiamo permetterci tutto. Perché rubiamo i motorini e li restituiamo dietro compenso da parte dei legittimi proprietari; spacciamo droga, tutti sanno dove e quando, ma nessuno denuncia; nessuno indossa il casco sulla moto e nessuno le cinture in auto; tutti sanno chi presta a usura; tutti conoscono le persone a cui rivolgersi per chiedere giustizia. E non sono i carabinieri.