Il dolore nella Striscia
Anche se per i giornali è diventata ormai notizia da pagina interna, la guerra nella Striscia di Gaza continua a bruciare nella carne e nella vita dei suoi abitanti, dei sopravvissuti, dei feriti, dei parenti… Una guerra rabbiosa, rapida e crudele che ha seminato lutti e distruzione. Dal 27 dicembre al 17 gennaio ha causato la morte di oltre 1300 persone e il ferimento di altre 5400, in gran parte civili, per almeno un terzo donne e bambini.
"Gaza è un tappeto di macerie e di tende – dice padre Musallam, l’unico sacerdote cattolico dell’area che nei giorni dell'offensiva fu tra le voci più nitide che riuscirono a spezzare il silenzio su ciò che stava avvenendo – i più fortunati hanno ancora le loro case, altri hanno ricevuto un alloggio provvisorio o hanno trovato ospitalità presso parenti, i meno fortunati vivono in tende spesso accanto alle macerie delle loro abitazioni".
In questo senso il miglior piano che i Paesi occidentali potrebbero realizzare sarebbe intanto di fermare la cooperazione militare che ad esempio l’Italia continua a sviluppare con Israele. La sezione italiana di Amnesty International e la Rete Italiana per il Disarmo hanno formalmente chiesto al governo italiano di sospendere i trasferimenti e interrompere le autorizzazioni all'esportazione di armi.