64° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo per non dimenticare
La legge del tempo è inesorabile! Scomparsa ormai la generazione dei Cavalieri di Vittorio Veneto che passarono attraverso la Grande Guerra del 15/18, i superstiti della Seconda Guerra Mondiale si assottigliano di anno in anno e il patrimonio di ricordi, memorie, avvenimenti da essi sperimentati sulla loro pelle, si avvia a conclusione. Gioverà ricordare che questi nostri anziani, testimoni di una delle tragedie più grandi della storia, appartenevano a quella generazione di uomini e donne che allevati dal fascismo e cresciuti con l’illusione di far rinascere l’Impero sui colli fatali di Roma, furono gettati nella mischia dei terribili anni della guerra 40/45 dove sacrificarono la loro gioventù – moltissimi la vita – solo per adempiere i voleri di un regime che avendo inculcato loro il motto del “credere, obbedire, combattere… se necessario morire per vincere!” riuscì a far perdere loro non solo la guerra, ma anche la dignità e l’onore di essere italiani, in quanto alleati del nazismo, una delle ideologie più criminali dell’intera storia dell’umanità. Questo onore venne ampiamente recuperato dalla Resistenza, autentico movimento di liberazione che con fierezza seppe affrontare il fascismo a viso aperto per riscattare l’Italia da una dittatura che l’aveva umiliata e ferita profondamente.
Proprio la Resistenza diventò il punto nodale per riacquistare considerazione internazionale e recuperare così il posto che competeva all’Italia nel consesso dei popoli liberi. Mentre gli Alleati risalivano la penisola, combattendo contro i tedeschi e i resti incattiviti e desiderosi di vendetta del fascismo nostrano della Repubblica Sociale di Salò, la Resistenza si organizzava, non solo per fare da spalla agli Alleati nei combattimenti che si susseguivano, ma soprattutto per creare un movimento di popolo che al di là delle appartenenze ideologiche o di partito, mettesse al primo posto il senso più vero ed autentico della dignità nazionale. Furono pagine dure, aspre, dolorose, dove non mancarono luci ed ombre; ci si ritrovò a combattere sul suolo italiano tra figli della stessa terra e questo non poteva non lasciare tracce e ferite, che per certi versi restano tuttora aperte. C’è da dire che in questi ultimi anni il venticello del revisionismo è diventato un vento gagliardo che soffia potentemente su queste pagine di storia al fine di mettere sullo stesso piano i morti di ambo le parti. Quest’atteggiamento trova riscontro in autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, la qual cosa non può che far sorgere qualche perplessità. Cominciamo col dire che il peggiore dei partigiani lottava per la libertà e il migliore dei fascisti lottava per la dittatura! In secondo luogo va sempre tenuto presente il nesso tra Resistenza e Costituzione, entrambe sono facce della stessa medaglia, non possono e non devono essere separate. Tutto ciò mostra come a livello pedagogico educativo, si debbano creare le condizioni affinché i nostri ragazzi, ormai pronipoti di quella generazione, non vengano privati di quella linfa vitale che nata nelle coscienze più nobili di quel periodo difficile ha poi via via attraversato gli anni e i decenni vivificando il nostro paese. Non si può vivere senza il nutrimento che viene da quelle radici, per l’appunto radici di giustizia e libertà, valori della Resistenza assolutamente non negoziabili. Recita un vecchio adagio: “chi dimentica il passato è costretto a riviverlo” e proprio perché non vogliamo dimenticare, ci sembra più che mai necessario, non tanto trasformare la Resistenza in un mito laico con funzioni aggreganti in un paese che fa fatica a trovare una colla per stare insieme, semplicemente vogliamo ricordare coloro che sulle nostre montagne, nelle fabbriche, nelle periferie delle grandi città, tra mille incomprensioni, oltraggiati e derisi ma con incrollabile fede nel futuro del loro paese e dei loro figli, seppero dare la vita per la dignità e la libertà dell’Italia. Non dimentichiamolo mai!