Paolo Giuntella, raccontare la vita
Si può essere giornalisti, ma senz’anima. Si può essere bravi professionisti capaci di parola e di scrittura, scrupolosi nel descrivere e riportare avvenimenti e vicende in modo comprensibile e attento. Ci fossero tanti giornalisti con queste attitudini, l’informazione sarebbe trasparentemente al servizio dei cittadini che leggono, vedono o ascoltano. Ma a volte la capacità professionale si integra e si completa con la passione di raccontare. È cosa molto diversa. Significa scavare oltre le zolle di superficie per scoprire cosa nasconde il terreno e non sempre si tratta di rifiuti tossici, a volte c’è la poesia della vita. Paolo Giuntella, inviato del TG1 al Quirinale, non si è mai lasciato confinare nel semplice ruolo dell’inviato e ha raccontato la vita andando anche a scovare i personaggi minori che fanno la differenza nella storia di una comunità. Nei suoi libri c’è tanto profumo d'infanzia e di fiaba, ma anche proposta, denuncia, dignità. Uno dei suoi ultimi libri dà il titolo a un convegno che il Centro per la pace di Bolzano proporrà in occasione del primo anniversario della sua scomparsa il 22 maggio: L’aratro, l’ipod e le stelle – Informazione, etica e responsabilità.
Non è solo un atto di gratitudine verso questo volto che ha parlato ben oltre gli schermi televisivi ma anche una proposta di riflessione per chi informa e chi si informa.