Il Sinodo della Chiesa Caldea
Inizia oggi a Erbil, nel nord dell’Iraq, il Sinodo della Chiesa Caldea. La giornata odierna sarà vissuta nella preghiera, nella meditazione, nell’incontro. Seguiranno alcuni giorni di lavoro, di discussione e confronto, in un momento non facile nè per la Chiesa nè per la società e tutta la gente che vive in Iraq. È davvero importante accompagnare questo evento delicato. In particolare da parte nostra, di Pax Christi, in nome del legame di amicizia che ci lega alla gente e alla Chiesa irachena, consolidato da diversi incontri e visite. L’ultima avvenuta a febbraio 2008, poco prima del rapimento e della morte di mons. Rahho, vescovo di Mosul.
L’Iraq continua a vivere giorni tragici. Le notizie ufficiali arrivano solo quando ci sono tanti morti: 60 a Baghdad l’altro giorno. Lunedì 27 i funerali di tre cristiani uccisi a Kirkuk. Ho sentito l’amico Louis Sako che stava andando al Sinodo, ci chiede di non dimenticarli e di andare a trovarli. “Vi aspettiamo! Magari con una delegazione di Pax Christi International”.
Le sue sono parole piene di sofferenza e di dolore per la tragedia che quel popolo sta vivendo, un po’ nell’indifferenza della comunità internazionale, e anche un po’ della stessa Chiesa, che nonostante i ripetuti appelli, non ha dimostrato grande vicinanza, amicizia, presenza e condivisione con quella gente, cristiani compresi, che vive da anni questa tragedia: la dittatura, la prima guerra del Golfo, l’embargo, la seconda guerra iniziata nel 2003. Ma sono anche parole di forza e di speranza.
Ci invitano a riflettere sulla situazione irachena, le sue ricchezze petrolifere, i progetti di spartizione in tre Stati (Curdi, Sciiti e Sunniti), il progetto ‘tragico’ di raggruppare tutti i cristiani in un’unica zona, la Piana di Ninive, la situazione faticosa all’interno della stessa Chiesa.
Tutto questo ci chiede un rinnovato impegno di pace, di riconciliazione, di dialogo, di condanna della guerra e di ogni violenza (non così scontato neanche all’interno della comunità cristiana); ci chiede di continuare una vicinanza e condivisione che se venisse meno, farebbe sentire ancora più abbandonati e soli gli amici che abbiamo in quella terra, patria di Abramo.