Le terre di don Peppe Diana
Raccontare il bello de “Le Terre di Don Peppe Diana”, il sacerdote barbaramente ucciso dalla camorra quindici anni or sono, chiamando a raduno le comunità di cittadini dei paesi del Sud, dove anche il disordine urbano è frutto di approssimata disorganizzazione, proprio in quei luoghi dove i boss programmavano spedizioni di morte e la distruzione totale di queste contrade, diventate in pochi anni terre infelix, poteva apparire una pazzia o un sogno velleitario.
Invece il sogno è diventato realtà e la pazzia raziocinio e i luoghi, il più delle volte rimasti ingiustificatamente inutilizzati, nonostante in alcuni casi fiumi di denaro pubblico siano stati spesi per faraoniche ristrutturazioni, sono stati aperti per farvi affluire intellighentie e persone semplici che mai avevano osato neppure osservarli dall’esterno nemmeno all’indomani della appropriazione di essi da parte dello Stato.
Un Festival dell’Impegno Civile nei beni confiscati alla criminalità, l’unico in Italia, organizzato per fare di queste strutture laboratori di idee e fucine di pensiero, per offrire spazi di aggregazione proprio dove il nulla rappresenta l’unica materia da plasmare. Abbiamo scommesso su pochissime certezze, la capacità di ognuno di noi, e pochi denari, concessi da quell’imprenditoria sana presente su questi territori e sull’aiuto di tanti amici che, ognuno per le proprie competenze e capacità, hanno contribuito alla realizzazione di questa kermesse che dal 19 al 21 giugno prossimo (info: www.liberacaserta.org ) giunge alla seconda edizione preceduta, addirittura, da un pre-festival che per la prima volta ci porterà anche in giro per la regione Campania dai quartieri spagnoli di Napoli alla cittadina di Quindici.
Fare festa all’interno dei beni confiscati con l’arte, la musica, il teatro per un impegno civile che non vuole “gridare contro” ma semplicemente contribuire alla costruzione di una comunità alternativa che poggi le proprie basi sulla cultura e il lavoro. Quest’anno, addirittura, le due fattorie di Castel Volturno e Cancello e Arnone, dove si svolgeranno i due momenti inaugurali, saranno le stesse che da qui a qualche mese ospiteranno la prima cooperativa campana di “Libera Terra” che produrrà “la mozzarella giusta”.
Agli organi di informazione, che spesso fuggono dalle giuste inchieste e dal racconto delle vere storie, adesso spetta il compito di amplificare quanto continuerà ad avvenire in quei luoghi i cui proprietari, per alcuni casi, non sono stati ancora assicurati alla giustizia.
Le mafie preferiscono per affermarsi, non solo accumulare capitali ma diffondere la cultura della violenza impedendo la divulgazione di parole e idee. Per contrastarle, allora, quando non sono i colpi di arma da fuoco a fare rumore, è necessario accendere i riflettori mediatici anche sui beni confiscati, patrimoni che questo Festival vuole contribuire a rendere luoghi di crescita ed emancipazione affinché si possa, con orgoglio, dare il benvenuto nelle Terre di Don Peppe Diana.