Il potere logora
Parlava idealmente a Saul re d’Israele, don Tonino Bello quando, mettendo in evidenza la differenza sostanziale tra la lancia di Saul e la cetra di Davide, rifletteva sul potere che logora e si logora. Ritenendo di attualità stringente quelle considerazioni, le ripropongo di seguito. “Logora (il potere, n.d.r.), perché non è fatto per sfidare il tempo. L'arte sfida il tempo: la poesia, la musica, la cetra appunto. Ma il potere no: i regimi, i governi, la lancia insomma, sono effimeri. Si usurano presto. Non sono generi a lunga conservazione. Nascono con l'ipoteca incorporata della fine. Coprono solo un segmento di tempo: quanto basta per offrire un servizio. Ma, terminato l'offertorio, si sfibrano: e sfibrano anche i titolari che si ostinano a mantenerli in vita con l'ossigeno. Un potere, insomma, che si candida a sogni di eternità, sfocia inesorabilmente nella follia. In fondo, il tuo errore non è stato quello di aver esercitato un potere, ma quello di non averne accettata la provvisorietà”.
Al termine di una campagna elettorale giocata tutta sulla scacchiera mediatica, i protagonisti della politica dovrebbero compiere l’esercizio terapeutico di pensarsi “a tempo” per ridimensionare sogni di gloria, manie di grandezza, investiture pseudodivine e comandi inossidabili di imperi che umiliano la democrazia.
A questo punto non ci stupirebbe che, come Caligola, ci fosse chi nomina senatore il proprio cavallo.