Alle frontiere del Messico

17 giugno 2009 - Tonio Dell’Olio

È una vera e propria opera di sciacallaggio di cui si parla poco (o niente). L’attività criminale è sempre rivoltante, ma quando si infierisce sui poveri è ancora peggio.
Tra le attività più lucrose della criminalità organizzata messicana (attualmente tra le più diffuse e spietate del mondo) vi è il rapimento su vasta scala dei migranti irregolari. Avete sentito bene. Arrivano da Honduras, da El Salvador e dal Guatemala. Sperano di oltrepassare il confine per andare a “tentare fortuna” negli Stati Uniti, ma spesso si imbattono in bande senza scrupoli che li rapiscono per chiedere un misero riscatto alle loro famiglie. A rivelarlo, un rapporto della Commissione nazionale dei diritti umani (CNDH) del Messico.
Il fenomeno non è di poco conto perché ha fruttato oltre 25 milioni di dollari dal settembre dello scorso anno fino a febbraio 2009. Allo stesso modo si calcola che siano quasi 10.000 le persone sequestrate. A incoraggiare la pratica estesa dei sequestri, la pressoché totale impunità che si avvale anche di una fitta rete di corruzione tra le forze dell’ordine e le autorità messicane.
E i più poveri, come sempre, a pagare il prezzo più alto.

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