Una guerra sempre più invisibile

15 luglio 2009 - don Renato Sacco

“Non chiedermi come stanno i cristiani.. chiedimi come stanno gli iracheni... e i cristiani sono iracheni e stanno come sta tutta la gente dell’Iraq”.
Iniziava così la mia intervista al Patriarca Caldeo di Baghdad, card. Emmanuel Delly, lo scorso 5 giugno, durante il mio ultimo viaggio in Iraq,
E così ci si ritrova a parlare ancora di bombe e di morti in Iraq.. A dire il vero non fa più molto notizia. Le agenzie ci dicono di bombe in 9 chiese a Mosul e Baghdad. Anche nella chiesa dell’amico mons Warduni, dove sono stato più volte. All’uscita della Messa, domenica sera 12 luglio, un forte scoppio, due ragazzi vengono uccisi, 25 i feriti, molti danni, vetrate in frantumi. Raggiungo mons Warduni al telefono e mi dice che è a casa di uno dei due giovani uccisi. Sta parlando con la mamma. Mi sento imbarazzato, quasi a violare un memento di dolore, ma sento che dall’altra parte la telefonata viene apprezzata. È un segno di vicinanza, di condivisione.
Non so come si chiama quella mamma, né tanto meno come si chiamava suo figlio. Fanno parte di quell’elenco infinito di vittime il cui numero nessuno sì è mai interessato di conoscere, e tanto meno il nome. Forse è il caso di ricordare che tutto è conseguenza della follia della guerra.. avventura senza ritorno. Ma chi oggi ricorda ancora questo? Anzi, la guerra diventa sempre più normale, se non addirittura inevitabile. E poi oggi dell’Iraq si parla per il rilancio economico, per il business, soprattutto al Nord, a Erbil. Si parla del petrolio. Anche autorevoli commentatori in Tv non parlano quasi mai delle vittime, ma degli interessi che anche noi, italiani, abbiamo con il petrolio, ammettendo che i nostri soldati erano andati a Nassirya perchè c’era un interesse dell’ENI per il petrolio.
Normale, o no? Prima gli interessi, poi le persone. Ora in Iraq c’è una lotta per la spartizione del potere. Più che di stampo religioso questi attentati, credo, abbiano un messaggio politico. E qualcuno di questi nostri commentatori, molto quotato anche in ambito cattolico, anni fa parlava della guerra come inevitabile impegno umanitario, ora parla solo degli interessi.
Ma… La telefonata a Baghdad è terminata... e il rischio è che tutto torni normale, cioè nel dimenticatoio. Come stanno gli iracheni?
Ah, dimenticavo: i due giovani uccisi davanti alla Chiesa a Baghdad, età tra i 18 e 20 anni, si chiamavano Sail e Marwan.

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