Le baracche degli altri
Facciamo bene a vigilare sulla consegna delle case alle famiglie colpite dal terremoto dello scorso aprile e ad essere soddisfatti quando questo avviene. Potremmo partire però dal disagio che colpisce così vicino a noi per comprendere la condizione delle persone che vivono permanentemente la precarietà di un'abitazione non degna di garantire protezione, salute, spazi sufficienti. Penso alle immense baraccopoli delle periferie delle grandi città del sud del mondo. Da Nairobi giunge però una buona notizia. Ieri è cominciato il trasferimento delle prime famiglie che abitano l'immensa baraccopoli di Kibera verso le prime case popolari del quartiere di Soweto. Stiamo parlando di circa un milione di abitanti che nell'arco di cinque anni un progetto dell’ONU e del governo del Kenya dovrebbe riuscire a trasferire in case degne di questo nome. L'unico problema è il riconoscimento della proprietà della terra delle persone che abitano attualmente le baracche e le tende di Kibera che vengono distrutte man mano che gli abitanti si trasferiscono. Insieme al trasferimento, ieri sono cominciate anche le proteste. Intanto il progetto c'è e la costruzione di case popolari più dignitose delle baracche procede.