La guerra genera morte
Quanto dolore nella morte di questi giovani offerti come olocausto ai piedi di una divinità blasfema che pretende sacrifici umani!
Non mi interessa di esaltare valore ed eroismi né di tacciare di vigliaccheria chicchessia. Dare regole alla guerra è come pretendere di fermare con un vigile urbano ritto in mezzo ai binari un treno impazzito.
Per noi è vigliacco chi si lascia saltare in aria per ammazzare quanta più gente possibile con più di cento chili di esplosivo, dall’altra parte è vigliacco chi lancia bombe e missili dall’alto o può contare su mezzi e armamenti più potenti e sofisticati.
Nell’ora del dolore non si concedono né patenti né epiteti. Si sta in silenzio. Solo l’assenza di parole ci costringe a riflettere sull’inumanità di una cosa che sovverte l’ordine della natura portando gli anziani nei cimiteri a seppellire i giovani.
E sarà ancora tutto così tristemente rituale. I feretri con le bandiere, l’incedere solenne dei cortei, la retorica dei discorsi paludati di chi ha mandato quei giovani a morire o ha taciuto. E poi ancora il silenzio, anche questo colpevole, sui morti senza uniforme. La nostra uniforme.
La guerra non partorisce eroi ma morte. Morte e menzogna.