I bambini di Gaza
Non era per nulla scontato che ottenessimo il permesso per entrare a Gaza e, alla fine, a una piccola delegazione di Time for responsabilities è stato concesso di visitare Gaza per alcune ore. Abbiamo visitato scuole, visto le pareti squarciate dalle bombe e incontrato bambini, tanti bambini. Restiamo impressionati dalla distruzione totale che è stata operata scientificamente di interi quartieri. Nelle nostre orecchie solo il rumore delle ruspe che scavano e dei camion che trasportano detriti. Abbiamo ricordato l’eccidio di Samuni, un’area in cui quaranta persone sono state condotte dai soldati israeliani in una casa e bombardati subito dopo. Non si è salvato nessuno. Secondo gli israeliani era di qui che partivano alcuni dei missili puntati contro Sderot. Mi permane comunque il dubbio che potessero avere qualche responsabilità anche i bambini di pochi anni e di pochi mesi che sono stati uccisi con gli altri.
Sulle macerie di quella casa ci siamo dati la mano con i superstiti e abbiamo pregato insieme: “Dio della vita e della pace che ti lasci invocare con nomi e lingue diverse dalle fedi che abitano la Palestina, ascolta il grido di dolore che sorge da questa terra irrigata dal sangue innocente e insinua nel cuore degli uomini il desiderio della pace autentica. Allontana ogni volontà di vendetta e di violenza perché ai bambini di questo lembo di terra venga consegnato un mondo riconciliato. Amìn”.