Chi ha paura dei colori?
“Di che colore è la pelle di Dio?” si chiedeva una canzone degli anni Settanta. Mi è tornata in mente in questi giorni, pensando a una serie di fatti e commenti vari, tutti legati ai colori. Colori che mettono paura. Chissà perché.
Subito viene in mente il colore turchese, quello dei calzini di cui si parla in questi giorni: stravagante. Meglio non commentare troppo... per non trovarti con un occhio blu. E anche questo fa paura. Ma pensavo ai colori quando, un mese fa circa ho acquistato una nuova auto... rossa. È la mia terza auto di colore rosso. Per le altre due nessuno aveva fatto commenti. Ora, per scherzo o sul serio, molti dicono: macchina rossa... comunista!
Perché un colore fa così paura, oggi più che in passato? Forse è un segnale di come si sta alzando il livello dell’intolleranza e dell’etichettatura?
Fanno paura i colori della bandiera della pace, prontamente tolta dai vari edifici pubblici con nuove amministrazioni di centrodestra, anche nella zona dove abito, o fatte togliere, non so bene da chi, dalle finestre di una piazza, in Piemonte, l’estate scorsa, poche ore prima dell’arrivo del Papa. Sarà per motivi di ordine pubblico, di sicurezza.
Facevano paura quei colori, come forse a qualche politico ben noto fanno paura i colori del tricolore italiano, tanto che ebbe a dire che, lui, col tricolore ci puliva il s... Ma non diciamo parolacce!! A proposito che colore avranno le parolacce? Ormai le dicono i ministri e anche il Presidente del Consiglio pubblicamente... Quindi si possono dire??? Non fanno più paura? Mah...
Certo fa paura il nero... e il razzismo cresce. Al punto che c’è bisogno di scendere in piazza contro il razzismo, contro la paura di chi ha un altro colore della pelle. C’è da essere neri dalla rabbia e rossi dalla vergogna, pensando anche a quanti, di colori diversi, nel nostro mare azzurro hanno trovato la morte fuggendo dalla loro terra, piena di colori, ma non di speranza di vita. E qualcuno, ostentando il colore verde, si dice anche orgoglioso di questi respingimenti! E minaccia l’uso dei fucili (a proposito, canna di fucile è pure un colore!) e magari abbina il colore verde, e anche il nero, alle radici cristiane invitando i suoi a “stare attenti a non farsi etichettare come fascisti, ma presentarsi come movimento regionale, cattolico”.
Ci sono colori espressione di un regime, e altri che fanno paura ai regimi, come l’arancione dei monaci in Birmania, o il velo bianco delle donne di Plaza de Majo, in Argentina, o il verde di chi in Iran alza la voce contro il regime, rischiando la vita.
Un mese fa, in Iraq, anche io ho messo per la prima volta una camicia nera, con il colletto da prete. Non so se può servire a equilibrare il rosso dell’auto.
Ridendo e scherzando, con i colori ci si etichetta. Pensiamo a quello che succedeva ai tempi di una certa stella gialla da mettere sul petto. Paura! E si potrebbe continuare... forse fino ad arrivare davvero alla conclusione che i colori fanno paura. C’è però un colore che avanza alla grande: il grigio! Il grigio dell’apatia, dell’assuefazione, dell’indifferenza. Questo è quello che vuole il potere: che piano piano ci convince che il grigio, o, meglio, il grigio-verde è il colore vincente!
Infatti non crea più stupore, tantomeno paura, vedere adulti e bambini, uomini e donni vestiti con la mimetica. Ormai è normale. E, paradossalmente, il colore che dovrebbe far più paura perché richiama i soldati, la guerra, la morte... diventa quello più familiare, nell’abbigliamento, nella pubblicità, nelle fiere, nelle scuole. Mi è capitato di avere tra le mani, in Iraq (non in Italia!), un vangelo con la copertina mimetica, credo in dotazione alle forse armate USA in Iraq. Tutto normale vero? Niente paura!
Ma se il turchese dei calzini è stravagante, tutto il resto è quantomeno preoccupante.
Speriamo che nella coscienza di ognuno si accenda una luce, va bene di qualsiasi colore, che segnali il livello di allarme.
A proposito, la canzone poi continuava con la risposta: “È nera, rossa, gialla, bruna, bianca perchè... Lui ci vede uguali davanti a sè.”