Un premio? Una responsabilità
Il premio che ogni anno il Comitato Economico Sociale Europeo assegna alle espressioni migliori della società civile europea, è stato consegnato ieri in una cerimonia semplice e partecipata, ex aequo alla Confindustria siciliana e a Libera.
Nel discorso che ho tenuto di fronte ai 344 consiglieri dei 27 Paesi europei ho detto che idealmente a ritirare quel riconoscimento ci sono le vittime della violenza mafiosa. I loro familiari ci hanno indicato la via del dolore trasformato in impegno. L’unico merito di Libera è aver contribuito a strapparli al silenzio sofferto e alla solitudine. Un premio è sempre assunzione di responsabilità, è un compito a casa per proseguire e migliorare l’azione di educazione alla legalità democratica, di informazione mai superficiale e sensazionale, di estensione di reti internazionali che rafforzino la lotta dal basso alla criminalità organizzata.
Da questo punto di vista, FLARE – Freedom Legality And Rights in Europe è un modello e uno strumento importante perché dice all’Europa che, oggi più che mai, il tema del contrasto alle mafie è compito anche delle organizzazioni sociali, non di un solo Paese ma di tutto il continente.
Continuare a tessere reti nelle altre aree calde del mondo è impegno ormai urgente nel tempo della globalizzazione. Ma questo premio è un richiamo alla responsabilità, non solo per Libera e Confindustria Sicilia ma anche per chi ha deliberato di assegnarglielo. Non credano di mettersi a posto la coscienza decidendo per un anno di premiare chi costruisce percorsi di giustizia. Non servirebbe a molto se nel contempo ciascuno di loro non vivesse lo svolgimento del proprio lavoro come contributo di onestà e di responsabilità contro le mafie e la mentalità che le promuove.