Salvate il lavavetri Kadir
Oggi passo la parola ad Amara Lakhous, scrittore algerino che vive a Roma dal 1995. Sul n. 820 del 4.11.09 della rivista Internazionale ha scritto l’articolo di cui di seguito riporto i passaggi più significativi.
Il giorno prima dell’entrata in vigore dell’ordinanza lavavetri del comune di Roma, sono partito in missione con due amici. Obiettivo: salvare il lavavetri Kadir. (...) L’abbiamo trovato un po’ su di giri e siamo andati con lui a prendere un caffè al bar. Kadir era sempre il solito, ironico e ottimista. “Amici”, ci ha detto, “è cominciata la stagione della caccia. L’anno scorso ce l’avevano con i bambini rom, quest’anno con i lavavetri, l’anno prossimo non si sa”. Kadir è sulla trentina e vive a Roma da una decina d’anni. È un lavoratore instancabile. La mattina vende l’aglio al mercato, la sera i fiori nei ristoranti di San Lorenzo e nei giorni di pioggia gli ombrelli. Inoltre, nel tardo pomeriggio lava i vetri delle macchine ai semafori. Ogni mese riesce a mandare in Bangladesh 150 euro per mantenere la famiglia. È sposato e ha quattro figli. Paga altri 250 euro mensili per un posto letto in un appartamento con altri connazionali. Tuttavia, continua a coltivare il sogno di aprire un negozio di alimentari. (...) Prima di salutarci, Kadir ci ha detto che per il momento sospenderà la sua attività di lavavetri. Bisogna lasciare che la tempesta passi, sapendo che poi tutto tornerà come prima. Per ora, è meglio non dare troppo nell’occhio.