Difesa europea e non Europa in difesa
Il presidente del Consiglio del nostro Paese ha incontrato ieri il presidente in pectore dell'Unione Europea, Herman Van Rompuy. I quotidiani di oggi pongono in evidenza l’ennesima gaffe in sede internazionale del premier che ha rampognato Van Rompuy per essere arrivato in ritardo al pranzo. Solo di striscio alcune cronache riferiscono che nell’incontro è stato discusso anche un altro tema (oltre al ritardo…). Si tratta della difesa comune europea.
Nel commento del premier le ragioni profonde della proposta di un esercito europeo sono che “porterebbe non solo maggiori funzionalità per l'Europa come protagonista dell'intervento ma comporterebbe un notevole risparmio per tutti i paesi dell'Unione Europea”. E a questo punto possiamo manifestare la nostra preoccupazione.
L’antica proposta di molti movimenti per la pace in Europa era che una forza di difesa europea sarebbe davvero innovativa se fosse formata ed equipaggiata come strumento di intervento nelle aree di crisi secondo i criteri di polizia internazionale prevista dallo Statuto delle Nazioni Unite e pertanto messa a disposizione della stessa ONU.
Insomma vorremmo che non fosse l’esercito che va in giro per il mondo a difendere con la forza gli interessi del vecchio continente, quanto invece uno strumento di garanzia per i diritti umani. Ma non si sa se qualcuno gliel’ha fatto sapere al premier.