Finanziaria avara con i poveri del mondo
Sembra un rito ma purtroppo rivela una realtà triste e, per certi versi, drammatica. Ogni anno quando si arriva al rush finale della legge finanziaria, le Organizzazioni Non Governative impegnate nella cooperazione internazionale lanciano il loro disperato appello per evitare l’ulteriore taglio al finanziamento degli aiuti allo sviluppo. Di anno in anno questo capitolo di spese viene sottoposto a un’energica cura dimagrante. Stiamo parlando di pozzi da scavare in villaggi africani, di dispensari, progetti di alfabetizzazione, sviluppo agricolo, prevenzione di malattie...
L’Italia ha deciso da tempo di sfigurare tra gli ultimi posti nella classifica dei donatori. Ricordiamo che si era impegnata a destinare a questa voce lo 0,70% del PIL secondo il programma degli Obiettivi del Millennio dell’ONU entro il 2015.
In sede G8 il premier aveva dichiarato l’impegno solenne dell’Italia a raggiungere lo 0,50% entro il 2010. Attualmente si calcola che il nostro Paese destini alla cooperazione internazionale lo 0,11% del PIL. Le ONG hanno chiesto di aggiungere 500 milioni nella finanziaria. I poveri del mondo continuano a chiedere come elemosina molto meno di quanto noi continuiamo a sottrarre loro con le politiche economiche di sfruttamento e rapina.