Ritorniamo alla politica
“Scontro politico” è una delle espressioni più ascoltate, lette, abusate degli ultimi tempi. E forse non è nemmeno quella più violenta. Ci sarebbe da chiedersi cosa centra la categoria dello scontro che è sinonimo di zuffa, mischia, rissa... con la politica che per sua stessa natura è dialogo, confronto, dibattito...
Bene ha fatto il nostro amico Renato Sacco sulle pagine virtuali di Mosaico di pace (www.mosaicodipace.it) a ricollegare anche l’episodio ultimo dell’aggressione al premier con l’irrazionalità della violenza. La violenza (del linguaggio, della guerra, dell’insulto, dello scontro, dell’aggressione, dello stadio, del traffico, di genere...) è sempre fuori dalla ragione.
Se, ad esempio, si ammette o si giustifica la violenza della guerra, spalanchiamo le porte alle altre violenze possibili. Anzi, sembreranno addirittura minori! Non si tratta di “abbassare i toni” come è stato invocato da più parti in questi giorni. C’è bisogno “semplicemente” di ritornare alla politica. In questo non aiutano i titoli dei giornali usati come clava, il vociare dei salotti televisivi che sembrano riunioni condominiali, le aggressioni verbali nelle sedi istituzionali, le frasi ad effetto mediatico... C’è sete di politica. Quella vera, quella alta, figlia della ragione e non dell’urlo, quella che si concentra sulla soluzione dei problemi. Quella che vuole allevare un mondo più giusto. C’è bisogno di politica. Punto e basta.