Buon Natale a quelli soli
Buon Natale a chi dalla vita è condannato alla solitudine. Il Natale è festa di compagnia e di affetti. Di vita condivisa e di amore ricevuto a tassi da usura per il poco che s’è dato. Il Natale è metro della gravità di ogni solitudine. Per questo non è festa per alcuni, ma resa dei conti. E non si tratta di stare da soli. Solitudine è anche in mezzo a decine e centinaia di persone. È un dolore dentro, vuoto e cupo. Un’eco nell’anima e una nenia antica nella testa. E i sorrisi che ricevi rimbalzano sull’armatura o affogano in quel vuoto. Frutto di convenzione o di allegria che non viene da dentro. C’è una solitudine dei ricchi, degli uomini dello spettacolo o della politica. Povertà peggiore – se possibile – di chi si contende un letto di cartoni al riparo di freddo e pioggia.
L’augurio è che il Natale compia il miracolo dell’amore, l’unica risposta alla disperazione di un’anima in esilio. È Natale quando è dono la solidarietà e non i regali, quando si emerge dalla solitudine sporgendosi verso l’altro e quando le mani non si stringono più per prendere, ma si aprono generosamente per offrire.