Il Papa mendicante
Non conosco in profondità e nei particolari le ragioni che rendono “storicamente difficile” la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma. Come tutti, leggo i resoconti dei giornali e annaspo sulle ragioni contrapposte di alcuni esponenti della comunità ebraica romana e della curia vaticana riguardo all’operato di Pio XII, predecessore dell’attuale pontefice. In assenza di documentazione storica precisa e incontrovertibile, ho ragione di ritenere che vi siano tanti argomenti a favore quanti ve ne siano contro. Ragione in più per non sbattere la porta in faccia a nessuno e rafforzare l’importanza del dialogo e dell’incontro. Sempre. Con tutti. Se ci si guardasse un po’ di più negli occhi, si guarderebbe anche con maggiore speranza al futuro. Chi non vuol incontrare e non vuol dialogare, in genere manifesta la paura di essere messo in discussione dall’altro. Chi si chiude non sa scommettere. Chi evita l’altro si rifiuta di osare un cammino nuovo. Per questo mi iscrivo al partito dell’accoglienza del Papa in sinagoga. Le pagine della Scrittura che ebrei e cristiani leggono insieme forniscono un catalogo enorme di esempi di accoglienza e di apertura alla novità dell’altro. Tutto questo mi rende solidale con un Papa mendicante di accoglienza alla porta dei fratelli e delle sorelle ebree.